San Biagio Vescovo e Martire

Verso la fine degli anni 1880 i fedeli di Barcon introdussero il culto a S. Biagio ed il 3 febbraio 1890 fu introdotta la sagra con la benedizione del pane.
Nel 1924 il parroco don Massimino Pellizzari da questa spiegazione al vescovo Longhin: «S. Biagio Vescovo Martire (3 febbraio) non è né patrono, né compatrono ma solo festa di devozione, con grandissimo concorso, scelta dai parrocchiani circa un cinquantennio fa, per essere stati liberati da un fiero mal di gola che avea fatto parecchi vittime nei fanciulli.»

Però, dal registro dei defunti di quel periodo non sembra emergere alcun riferimento a decessi di bambini per mal di gola.

Fonte: Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)

Vittorio Tessari, 1887.
San Biagio, tela centinata per altare, chiesa parrocchiale di Barcon.

San Biagio è considerato il patrono per le malattie della gola, i suoi emblemi sono il bastone pastorale, la candela, la palma, il pettine per lana.
Viene festeggiato il 3 febbraio.

Venerato tanto in Oriente quanto in Occidente, per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola“, fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola.

Biagio Vescovo governava, si ritiene, la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino e Licinio, entrambi “Augusti“, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio ha sposato una sorella di Costantino). Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio che però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni.
Come mai? Non c’è modo di far luce.
Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero.

Pare che sia motivato dagli episodi miracolosi successi durante la sua passione che San Biagio venga festeggiato nell’imminenza della Candelora, il 2 febbraio sia nella Chiesa Occidentale che in quella Orientale, in cui con la sovrapposizione alla gola di due candele viene chiesta la protezione dalle malattie. Altre candele vengono benedette in chiesa e portate nelle case a protezione degli inquilini.
Nel 1298 a Fiuggi, il santo fece apparire delle finte fiamme che fecero fuggire gli assedianti alla città: l’evento viene ricordato erigendo grandi cataste piramidali chiamate stuzze.
A Salemi (TP) si preparano dei pani a forma di cavalletta,  cavaduzzi, a ricordo della grazia chiesta a S. Biagio per liberare le campagne da un invasione di cavallette.
Una statua di San Biagio è presente anche sul duomo di Milano; in città del tradizionale panettone se ne conserva una fetta per la festa del santo. I panettoni di San Biagio sono quelli rimasti dal periodo natalizio che vengono venduti scontati.

Per San Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in queste opere, che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio.

Numerosi sono i luoghi nel nostro Paese intitolati a lui. Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe.

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