Alcuni aspetti della storia di Barcon li possiamo apprendere attraverso i resoconti delle visite pastorali che i vescovi di Treviso effettuarono nel corso dei secoli.
Ludovico Barbo
(Venezia, 1382 – Venezia, 19 settembre 1443).
Nato a Venezia, il padre Marco era di famiglia nobile e della madre si conosce il cognome, Cappello.
Dopo gli studia a Bologna a 16 anni è già chierico, è eletto priore commendatario di San Giorgio in Alga, antico monastero localizzato su un’isola della laguna di Venezia, prima benedettino e poi agostiniano. È eletto abate dell’abbazia benedettina di Santa Giustina di Padova, di cui prende possesso il 16 febbraio 1409 e che conosce molto presto un considerevole aumento di vocazioni, particolarmente nell’ambito universitario; conscio che ristrutturazioni e ampliamenti avrebbero interrotto il flusso di vocazioni, il Barbo comincia a trasferire i suoi uomini presso i monasteri rimasti abbandonati, costituendo così il nucleo del rinnovamento benedettino che caratterizza il periodo seguente.
Barbo riunisce tutti i monasteri riformati in una congregazione che, attraverso un forte governo centrale, garantisce la perseveranza dei monaci nella vita regolare e protegge le comunità dal pericolo di ogni ingerenza esterna; viene quindi fondata la “Congregatio de unitate vel de observantia”, approvata da papa Martino V nel 1419.
Il 15 aprile 1437 è eletto vescovo di Treviso, continuando la riforma della diocesi iniziata dal predecessore Giovanni Benedetto. Muore nel 1443 presso il monastero di San Giorgio Maggiore ed è sepolto a Santa Giustina.
Riferimento: Cronistoria
Bernardo de’ Rossi
(Parma, 26 agosto 1468 – Parma, 28 giugno 1527).
Nacque da Guido de’ Rossi e Ambrogina Borromeo, dalla celebre famiglia dei Rossi di Parma. Suoi fratelli erano Bertrando e Filippo Maria.
Il padre, condottiero al soldo della Repubblica di Venezia, aveva intrapreso contro il Ducato di Milano la cosiddetta guerra dei Rossi. Con la pace di Bagnolo del 1484, la Serenissima non riuscì a conservagli i suoi possedimenti nel Parmense; in cambio, gli garantì una grossa condotta e prestigiose carriere per i figli. Ciononostante, essi continuarono a perseguire il loro obiettivo di tornare a signoreggiare in patria.
Dopo un periodo trascorso a Ravenna nel 1483, Bernardo visse a Verona dove gli fu assegnata una provvisione di 55 ducati mensili. Tuttavia, già nel 1484 prese a cercarsi una collocazione all’interno del clero, alla ricerca di una rendita che gli fruttasse almeno 1800 ducati.
Il governo lo designò inizialmente vescovo di Treviso (1485) ma, di fronte all’opposizione del papa e degli stessi Trevigiani, fu costretto a preferirgli Nicolò Franco. Il 4 aprile 1487, invece, ebbe la nomina a vescovo di Belluno.
Nel 1499 all’età di 31 anni, gli fu affidata la guida della diocesi di Treviso, che governò mediante alcuni vescovi ausiliari suffraganei: Angelo Lemino e Niccolò Lupi di Gravina vescovo di Scutari. Qui organizzò una piccola corte di artisti e letterati, tra cui è celebre il contributo del giovane Lorenzo Lotto.
Nel 1503 entrò in conflitto con il podestà veneziano della città, Girolamo Contarini, e con le altre autorità di Treviso, varando alcune riforme che avevano indebolito i controlli esterni sugli affari ecclesiastici. Nel settembre di quell’anno una congiura della famiglia Onigo cercò di farlo assassinare, ma il piano venne scoperto prima di essere messo in atto.
Nel 1509 a seguito di nuove controversie con la Repubblica Serenissima, fu costretto a lasciare la sede diocesana e si ritirò a Roma nel 1510. Nel 1522 era tornato alla rocca di San Secondo Parmense, feudo della sua famiglia, cercando di riconquistare terre che giudicava appartenenti al suo ramo. Si trovò quindi a combattere contro Giovanni delle Bande Nere, chiamato a difendere la sorellastra Bianca Riario, sposa di Troilo I de’ Rossi nella battaglia di San Secondo. Fuggito a Parma nel 1524 (dove lasciò le sue collezioni artistiche), morì alcuni anni dopo, forse avvelenato dai nipoti, Giovan Girolamo e Bertrando.
Fonte: Wikipedia
Giorgio Corner
(Venezia, 26 febbraio 1524 – Venezia, 1578)
Nipote del conte palatino Giorgio Corner e della regina Caterina Cornaro, nasce nel 1524 nel grande palazzo di famiglia che dà su campo San Polo a Venezia.
Il 20 febbraio 1538, quattordicenne, viene eletto vescovo ausiliare di Treviso, diocesi allora retta dallo zio, cardinale Francesco Pisani, che lo consacrò personalmente. Ebbe vari incarichi presso la curia romana fino a quando, nel 1561 viene nominato Nunzio apostolico nel Granducato di Toscana. Il 16 settembre 1562 viene inviato al Concilio di Trento, con diritto di voto, mantenendo, tuttavia, l’interim della nunziatura per altri tre anni, su pressione di Cosimo I de’ Medici primo Granduca di Toscana. Contrariamente a quanto potrebbe far pensare la sua condotta appena descritta, il 14 dicembre 1562 il Corner votò a favore dell’obbligo di rfesidenzialità dei vescovi nella diocesi cui erano a capo. Partecipò quindi ai lavori sui decreti riguardanti l’istituzione dei seminari diocesani e a quelli sul matrimonio. Fu anche asserotre della maggior indipendenza dei vescovi diocesani rispetto alla Sede Apostolica negli atti di governo.
Il 12 settembre 1564, in ottemperanza a quanto da lui stesso votato a Trento, prende possesso personalmente della Diocesi presso la Cattedrale di Treviso. Di notevole interesse gli atti di governo della Diocesi: nel 1565 diede inizio alla visita pastorale e riorganizzò le cariche di curia; celebrò tre sinodi diocesani nel ’65, nel 1566 e nel 1567. L’11 novembre 1566 istituisce ufficialmente il seminario vescovile diocesano, inizialmente ospitato nelle canoniche della cattedrale.
Ritiratosi a Venezia a partire dal 1570, per motivi di salute, vi si ritirò definitivamente il 29 novembre 1577, dopo aver ottenuro che il suo successore alla guida della Cattedra di san Liberale fosse il nipote Francesco Corner.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Francesco Corner
(Venezia, 14 ottobre 1547 – Roma, 23 aprile 1598)
Il 29 novembre 1577 ottiene dallo zio Giorgio, dimissionario per motivi di salute, la cattedra vescovile di Treviso, prendendone possesso canonico l’8 febbraio 1578.
Durante il suo episcopato, si adoperò anche con contribuzioni dal vasto patrimonio personale al mantenimento del seminario vescovile, istituito pochi anni prima dallo zio predecessore e che ancora stentava dal punto di vista dell’autonomia economica. Allo stesso tempo, si adoperò energicamente per risollevare le sorti della città, debilitata dal morbo della peste, che ebbe la sua ondata maggiore tra il 1575 e il 1577. Accanto a ciò, è da registrare un notevole zelo per qualto riguarda la sua disponibilità spirituale.
Il 3 novembre 1595 rinunciò all’episcopato, subentrandogli Ludovico Molin, per recarsi a Roma, dove venne creato cardinale da papa Clemente VIII, il 15 giugno dell’anno successivo, col titolo diei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Si profilava per lui una segnata carriera presso il Sant’Uffizio, interrotta però dalla morte improvvisa, che lo colse in Roma, il 23 aprile 1598. Giace sepolto nella chiesa di San Silvestro al Quirinale.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Ludovico Molin
(Venezia, … – 1604)
Noto anche con i nomi di Alvise o Luigi, appartenente alla famiglia Molin, compresa nel patriziato veneziano, fu pievano a Mogliano dove promosse il restauro della chiesa di Santa Maria Assunta (e la riconsacrò, da vescovo, il 16 giugno 1598).
Nominato arcivescovo di Zara il 6 novembre 1592, il 3 novembre 1595 fu trasferito alla diocesi di Treviso.
Fonte: Wikipedia
Francesco Giustiniani
(Venezia, 18 gennaio 1554 – 1641)
Francesco Giustiniani è stato un vescovo e cardinale della chiesa cattolica.
Nato a Venezia il 18 gennaio 1554, benedettino, nel 1605 divenne vescovo di Treviso e ricoprì l’incarico fino al 1623, anno in cui rassegnò le dimissioni e fu creato cardinale. Muore nel 1641.
Riferimento: Cronistoria
Marco Morosini
(Venezia, 1605 – Brescia, 4 ottobre 1654)
Nacque a Venezia da una nobile famiglia del patriziato veneto, il 3 ottobre 1639 fu eletto vescovo di Treviso. Compì la visita pastorale alla diocesi e celebrò il sinodo diocesano.
Il 31 luglio 1645 fu nominato vescovo di Brescia. Morì il 4 ottobre 1654. Fu sepolto nel duomo vecchio di Brescia.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Fortunato Morosini
(Venezia, 1666 – Padova, 25 giugno 1727)
Nato a Venezia da una nobile famiglia del patriziato veneto, viene consacrato vescovo di Treviso nel 1710.
Durante il suo episcopato, trasferisce il seminario nella parrocchia di San Bartolomeo.
Il 15 marzo 1723 è trasferito alla sede di Brescia.
Muore il 25 giugno 1727 nel monastero di Santa Giustina di Padova.
Benedetto de Luca
(Venezia, 30 settembre 1684 – Treviso, giugno 1750)
Proveniva da una casata di recentissima nobiltà: i De Luca erano una famiglia di droghieri entrata nel ceto patrizio nel 1654, grazie a un’offerta di centomila ducati da impegnare nella guerra di Candia.
Eletto vescovo di Ceneda il 19 dicembre 1725, fu consacrato vescovo da papa Benedetto XIII il successivo 23 dicembre.
Durante il suo episcopato si dimostrò poco tollerante nei confronti della comunità ebraica di Ceneda: nel 1725 obbligò gli israeliti a concentrarsi nel ghetto, il che suscitò anche le proteste dei cristiani che abitavano nella zona, costretti a vendere le loro case; nel 1727 emanò un decreto che vietava agli ebrei di assumere servitori cristiani, se non mediante una licenza valida un mese.
L’11 aprile 1737 chiese al segretario di Stato Vaticano di essere trasferito alla più prestigiosa diocesi di Padova, quale riconoscimento per il suo zelo nelle missioni sacre per la riforma dei costumi e dei sacramenti. Fu invece inviato a Treviso, dove rimase dal 22 giugno 1739 alla morte.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Paolo Francesco Giustiniani
(Venezia, 14 aprile 1715 – Treviso, 17 febbraio 1789)
Proveniente dalla famiglia patrizia dei Giustiniani, si fece cappuccino e dopo appena quindici anni fu eletto vescovo di Chioggia da papa Benedetto XIV e consacrato a Roma dal predecessore Giovanni Maria Benzoni nel giorno stesso delle sue dimissioni. Il 13 dicembre 1744 giunse finalmente a Chioggia dove fu accolto da un ricco corteo acqueo.
Subito organizzò visite pastorali per tutta la diocesi e, supportato dagli stessi cappuccini, si impegnò a diffondere il catechismo per adulti. Favorì inoltre l’insegnamento del canto gregoriano ai chierici e riorganizzò gli statuti del monastero delle cappuccine di Santa Chiara.
Il 24 agosto 1745 assistette alla traslazione del crocifisso di San Domenico in una cappella provvisoria, essendo la chiesa omonima in ricostruzione.
Il 16 novembre 1750 passò alla diocesi di Treviso e, dopo trentasette anni di episcopato, rassegnò le dimissioni e fu nominato arcivescovo titolare di Calcedonia.
Fu sepolto nella chiesa dei cappuccini di Treviso.
Riferimento: Cronistoria
Bernardino Marini
(Venezia, 9 aprile 1739 – Treviso, 1817)
È abate lateranense e successivamente vescovo di Treviso dal 1788 al 1817, anno della morte.
Sebastiano Soldati
(Padova, 14 luglio 1780 – Treviso, 10 dicembre 1849)
Di origini padovane, insegnò in un collegio privato che lui stesso aveva istituito nella parrocchia del Duomo patavino. Il collegio ginnasiale godette di grande prestigio, ma Soldati fu costretto a chiuderlo, dal momento che il Governo Italico non tollerava queste fondazioni private. Il fatto lo addolorò e creò in lui una forte avversione per le «ideologie giacobine che Napoleone aveva portato dalla Francia». Decise quindi di mantenersi fedele all’ordine costituito, salvo uscire qualche volta allo scoperto, come quando molti anni più tardi si lamentò presso il patriarca Giacomo Monico a causa delle intromissioni austriache nei seminari in campo giurisdizionale.
Nel 1815 fondò a Castelfranco la letteraria Accademia dei Filoglotti, che nella querelle linguistica assumeva una posizione fortemente purista.
Dopo essere stato a lungo arciprete di Noale, il 18 maggio 1829 fu nominato da papa Pio VIII vescovo di Treviso, carica che mantenne fino alla morte, avvenuta nel 1849. Fu consacrato il 27 settembre dello stesso anno per le mani del cardinale e patriarca di Venezia Giacomo Monico (co-consacranti i vescovi Giuseppe Grasser e Carlo Pio Ravasi, O.S.B.).
Compì la visita pastorale della diocesi fra il 1832 e il 1838. Inoltre, acquistò l’ex convento dei Domenicani di San Nicolò che divenne la sede del seminario diocesano.
Resse la diocesi durante il periodo della dominazione austriaca e lo scoppio del primi moti del 1848 contro gli Asburgo, che non mancavano di esercitare forti pressioni sulle istituzioni ecclesiastiche prontamente fronteggiate dal prelato padovano, che negli ultimi anni si avvicinò al neoguelfismo.
È sepolto nella cripta della cattedrale di Treviso.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Giovanni Antonio Farina
(Gambellara, 11 gennaio 1803 – Vicenza, 4 marzo 1888)
Grande figura di vescovo ed educatore, San Giovanni Antonio Farina nacque a Gambellara, in provincia di Vicenza, nel 1803.
Entrato in seminario giovanissimo fu subito notata la sua predisposizione per l’insegnamento, al punto che a soli 21 anni, quando ancora studiava teologia, gli venne affidato il compito di tenere delle lezioni. Ordinato sacerdote nel 1827 svolse i primi anni del suo ministero a Vicenza.
E fu qui che intuì il valore sociale che poteva avere l’insegnamento. Nel 1831 diede inizio alla prima scuola popolare femminile e nel 1836 fondò le Suore Maestre di santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori, un istituto di «maestre di provata vocazione, consacrate al Signore e dedite interamente all’educazione delle fanciulle povere».
Nel 1850 il Papa lo nominò vescovo di Treviso, dove si distinse in maniera particolare per la sua carità, tanto da essere chiamato il «vescovo dei poveri». Nel 1860 fu poi trasferito alla sede vescovile di Vicenza. In questa veste partecipò ai lavori del Concilio Vaticano I, dove sostenne con forza la definizione dell’infallibilità pontificia. Morì a Vicenza il 4 marzo 1888.
Dopo la sua morte la fama di santità andò crescendo negli ambienti religiosi e civili; fin dal 1897 si cominciò a ricorrere alla sua intercessione per ottenere grazie e favori celesti. Nel processo di canonizzazione si attesta che nel 1978 una suora ecuadoriana, Inés Torres Cordova, colpita da grave tumore con metastasi diffuse, guarì miracolosamente dopo avere invocato il padre fondatore insieme alle sue consorelle.
Il 4 novembre 2001 fu dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II e il 23 novembre 2014 venne proclamato santo da papa Francesco.
Riferimento: Cronistoria
Federico Maria Zinelli
(Venezia, 23 giugno 1805 – Treviso, 24 novembre 1879)
Figlio di Niccolò Zinelli e Laura Francesca Dolfin, sposata in seconde nozze dal padre, già vedovo della nobile Giacinta Zorzi. Di origini veneziane, e di nobili natali, fu conosciuto per la grande cultura e le rigide posizioni teologiche.
In ambito ecclesiastico rivestì il ruolo di direttore del seminario di Venezia, quindi di canonico teologo di San Marco e poi di vicario generale del patriarcato.
Il 23 agosto 1861 venne indicato dal governo asburgico come vescovo di Treviso, nomina confermata il 30 settembre successivo da papa Pio IX.
In questa veste, partecipò a Roma al Concilio Vaticano I, celebratosi tra il 1869 e il 1870, quando fu interrotto a causa della Presa di Roma. Prese parte ai lavori come componente della Commissione De Fide, presieduta dal cardinale Luigi Maria Bilio e fu uno degli ideatori della costituzione Pastor Aeternus che, come noto, definisce il dogma dell’infallibilità papale, di cui scrisse il terzo capitolo.
Nell’aprile dell’anno 1875 richiese la collaborazione attiva di Giuseppe Sarto (il futuro San Pio X), che nominò cancelliere vescovile. Verso l’estate dello stesso anno fu colpito da apoplessia, tanto da non riuscire quasi più ad esercitare le proprie funzioni episcopali.
Mantenne comunque il proprio ufficio fino alla morte, avvenuta sul finire del mese di novembre dell’anno 1879.
La salma fu inizialmente tumulata nella tomba sacello presso la chiesa di Santa Bona di Treviso che lo stesso Zinelli aveva fatto predisporre e costruire. Successivamente, nel 1931, le spoglie furono trasportate nella cattedrale di Treviso presso la cappella della Madonna. Ora riposa nel sepolcreto dei vescovi diocesani nella cripta della cattedrale.
Giuseppe Callegari
(Venezia, 4 novembre 1841 – Padova, 14 aprile 1906)
Fu nominato vescovo di Treviso il 28 febbraio 1880, senza averne completamente tutti i requisiti; l’11 marzo successivo il patriarca di Venezia concesse il permesso per ottenere la nomina episcopale. Fu consacrato lo stesso mese nella basilica di San Marco in Venezia da Domenico Agostini, patriarca, assistito da Giovanni Maria Berengo, vescovo di Mantova, e da Giuseppe Apollonio, vescovo di Adria.
Nel 1892 declinò la nomina a patriarca di Venezia e suggerì di promuovere a tale carica il vescovo di Mantova Giuseppe Melchiorre Sarto. Fu presidente della Società Scientifica Italiana dei Cattolici.
Papa Pio X lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 9 novembre 1903, primo concistoro del pontefice.
Morì il 14 aprile 1906 all’età di 64 anni.
Il suo corpo fu sepolto all’interno del cimitero dell’Arcella a Padova nella tomba dei vescovi. I bombardamenti del 1944 distrussero interamente tale luogo di sepoltura. Ora le sue spoglie riposano ricomposte nella cattedrale padovana.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Giuseppe Apollonio
(Venezia, 10 marzo 1829 – Treviso, 12 novembre 1903).
Di origini veneziane, il 12 maggio 1879 fu nominato da papa Leone XIII vescovo di Adria (oggi Adria-Rovigo).
Successivamente, nel 1882 fu trasferito a Treviso, dove ebbe come cancelliere Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X, che nel 1884 venne nominato vescovo di Mantova. Durante il suo episcopato fu fondato, nel 1892, per iniziativa dell’Opera dei Congressi, il settimanale diocesano La Vita del Popolo.
Mantenne la cattedra episcopale fino alla morte, avvenuta nel 1903. Fu sepolto nella cripta della cattedrale di Treviso.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Wikipedia
Andrea Giacinto Bonaventura Longhin
(Fiumicello di Campodarsego, 22 novembre 1863 – Treviso, 26 giugno 1936).
Andrea Giacinto Longhin, nasce a Fiumicello di Campodarsego il 23 novembre 1863 da Matteo e Giuditta Marin, contadini in affitto. Fu battezzato con i nomi di Giacinto Bonaventura. Nel 1879 inizia il noviziato nell’Ordine dei Cappuccini con il nome di “frate Andrea da Camposampiero”. Il 19 giugno 1886, a soli 23 anni, fu ordinato sacerdote. Per anni svolse l’attività di insegnante e “direttore spirituale” dei giovani religiosi. Nel 1902 fu eletto “ministro” (responsabile) della provincia veneta dell’Ordine con sede a Venezia dove conosce Il cardinale Giuseppe Sarto.
Il 13 aprile 1904 Pio X lo nominò vescovo della Diocesi di Treviso ed entrò cattedrale il 6 agosto dello stesso anno. Visse gli anni dello scontro sociale e politico tra laici e cattolici, tra la crisi dell’Opera dei congressi e l’avvio dei Segretariati Diocesani del Lavoro, tra l’impegno dei laici e dei sacerdoti e le accuse di “modernismo” dell’enciclica di Pio X, Pascendi Dominici Gregis.
Durante la Prima guerra mondiale rimase, e invitò tutti i suoi sacerdoti a fare altrettanto, nelle proprie sedi pur essendo Treviso e la sua diocesi sulla linea del fronte. Fu riferimento religioso, morale e civile per le comunità religiose travolte dal conflitto; provvide all’assistenza dei soldati, dei malati e dei poveri. Non cedette mai alla retorica bellica o ad atteggiamenti di parte, ma fu accusato di disfattismo e alcuni dei suoi sacerdoti furono processati e condannati.
Negli anni dell’avvento del fascismo indicò ai fedeli trevigiani la strada della non violenza e dell’unione come argine delle organizzazioni diocesane contro la violenza fascista.
Venne incaricato da papa Pio XI di svolgere l’opera di “Visitatore Apostolico” prima a Padova e poi a Udine allo scopo di riportare la pace nelle due diocesi tra il clero e i rispettivi vescovi.
Il 3 ottobre 1935 a Salzano, al termine della visita pastorale, perse improvvisamente la vista. Riportato d’urgenza all’ospedale di Treviso gli riscontrarono una deficienza di circolazione cerebrale a causa di una paralisi. Si spense lentamente il 26 giugno 1936.
La fama di “santo” era nota presso i fedeli già quando era in vita, sia per la sua opera di carità che per la “saggezza evangelica”. Nel 1964 fu avviata la causa canonica di beatificazione e papa Giovanni Paolo II lo dichiarò beato il 20 ottobre 2002, in quanto la Chiesa cattolica ritenne che la guarigione di un giovane, Dino Stella, fosse stata ottenuta grazie ad un miracolo, per sua intercessione.
Riferimento: Cronistoria
Fonte: Cathopedia
Bartolo Antonio Mantiero
(Novoledo di Villaverla, 5 settembre 1884 – Treviso, 15 febbraio 1956)
Monsignor Bartolo Antonio Mantiero nasce da una quelle famiglie della campagna vicentina e di quasi tutta la terra veneta, nelle quali alla fede cristiana più sentita e radicata si unisce una semplicità e sobrietà di costume, una cordialità e una bontà di tratto instancabile e un amore inalterabile alla propria terra. Egli si compiaceva della sua origine rurale e ritornava di frequente e volentieri, sia pure per brevissimi tratti di tempo tra i suoi a respirare l’aria della campagna, a sentire con interesse le vicende della vita dei campi.
Studia al seminario vescovile di Vicenza ed è ordinato sacerdote il 25 luglio 1909, all’età di 24 anni.
Subito viene inviato cappellano a San Marco in Vicenza e insegnante di materie letterarie in Seminario. Negli stessi anni si laurea in Diritto canonico a Venezia. Durante la Prima Guerra mondiale è cappellano in ospedali da campo. Nel 1920 diventa canonico, cancelliere di Curia e assistente diocesano delle associazioni cattoliche femminili. Nel 1924 viene nominato parroco di Schio.
È nominato al soglio vescovile di Patti il 26 settembre 1931, dove rimane fino al 1935 quando diviene prelato di Santa Lucia del Mela.
Nel 1936, all’età di 51 anni, è destinato al soglio vescovile di Treviso, dove rimane fino alla sua morte avvenuta il 15 febbraio 1956.