Cenni storici

Epoca romana

Il nostro territorio è collocato all’interno dell’antico Agro Centuriato di Asolo, la suddivisione che Roma creò a partire dal II secolo A.C.

Il ritrovamento nelle nostre campagne di una notevole quantità di frammenti di materiale laterizio romano ed il rinvenimento di un «bronzo augusteo» non meglio precisato presso casa Pasqualetto1“Scoperte paletnologiche e archeologiche nella provincia di Treviso” di Leo Berti e Cino Boccazzi, ed. La nuova Italia, Firenze 1956 (pag. 58) menzionato nella Carta Archeologica del Veneto2La Carta Archeologica del Veneto (vol. I, pag. 186) riporta L. Berti, C. Boccazzi ed una relazione di questo ritrovamento la si può trovare ne “Il Gazzettino” del 2/7/1955, fanno ipotizzare una qualche presenza di insediamenti già in epoca romana.

Cenni storici: il medioevo

Le prime fonti storiche dove troviamo menzionato insediamento di Barcon (Barcono) risalgono al basso medioevo e citano una cappella dedicata al culto dell’apparizione di San Michele Arcangelo3“Treviso e le sue pievi”, di Francesco Agnoletti 1898, Stab. tip. ist. Turazza, Treviso (vol. II, pag. 305)..

Tra il 1179 ed il 1183, Gherardo (o Gherardino) da Camposampiero prima di partire per un pellegrinaggio verso Roma e il santuario di San Michele Arcangelo nel Gargano, dettava il suo testamento. È verosimile che la cappella rurale di S. Michele costituisse un possesso personale della famiglia e che da questa fosse stata fondata4“Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti” di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI).
In quegli anni la chiesa dovette essere interessata da un incendio perché nel suo testamento Gerardino dona un lascito alla «Ecclesie de Barcono de Caupagne» per i danni che subì quando fu bruciata5“Storia degli Ecelini” di Giambattista Vergi 1841, Tommaso Fontana Tipografo Edit., Venezia (pag. 43)..

L’ insediamento medievale doveva essere molto modesto e limitarsi a poche case sparse nel territorio ed abitate dalle famiglie dei contadini che con difficoltà lavoravano le aride terre: solo nella seconda metà del XV secolo, grazie allo scavo della seriola che portava l’acqua dal canale Brentella, le coltivazioni avrebbero subito un miglioramento.

Pur essendo pochi e probabilmente per lo più dediti alla coltivazione delle campagne, nel XII e nel XIII secolo troviamo alcuni abitanti di Barcon come testimoni durante alcune controversie sottoposte all’attenzione dei governanti dell’epoca6“Notizie de’ Vescovi di Feltre, e di Belluno” Dopo la unione di que’ Vescovadi dall’anno 1116 fino al 1320. Ricavate dalle carte trivigiane di M. Rambaldo degli Azzoni 1778, Canonico ed Avogaro della Chiesa di Treviso (pag. 70).. All’inizio del XIV secolo tre barconesi facevano parte del Consiglio dei Trecento, o Maggiore, una delle più importanti assemblee del Comune di Treviso7“Treviso medievale: istituzioni, usi, costumi, aneddoti, curiostá, studio storico documentato” di Angelo Marchesan 1923, Tipografia Funzionari Comunali (Vol. 1, pag. 90)..
Non sappiamo chi fossero queste persone, se abitavano in paese o se ne fossero solamente originarie. Probabilmente non erano semplici coltivatori della terra, magari avevano potuto accedere all’istruzione ed ambire ad uno status sociale più elevato o forse rappresentavano la proprietà terriera della loro epoca.

Tra 1330 ed il 1450 il villaggio ha pochi abitanti e rischia di scomparire, perde le proprie prerogative ed entra nella sfera d’influenza della vicina Fanzolo8“Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti” di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI).

Cenni storici: XV secolo

Il modesto edificio di culto medievale dipendeva dalla Pieve di Salvatronda ed a metà del XV secolo il giuspatronato sulla chiesa di Barcon viene attribuito alla famiglia Emo che all’inizio del XVI secolo rinuncerà e cederà i diritti acquisiti alla famiglia trevigiana dei Pola9“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1974, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 2, pag. 275)..
Inizia così un lungo periodo, durerà 4 secoli, in cui la famiglia Pola gestirà gran parte del territorio e della vita di Barcon e ne farà il centro coordinatore dei propri terreni che, secondo l’estimo del 1542, rappresentavano la maggiore proprietà fondiaria privata della Marca Trevigiana.

Nel 1412, per contrastare l’avanzata di Sigismondo d’Ungheria, i Veneziani allestirono un sistema difensivo nel Trevigiano scavando una fossa lunga 22 miglia 10“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1974, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 1, pag. 51).. Probabilmente ciò che resta di questo sistema difensivo è quella che nella mappa dei possedimenti Pola nel 163711Mappa raffigurante i possedimenti della famiglia Pola nel 1637 a Barcon, archivio privato. e definita La Fossa Granda e nella mappa asburgica del XIX secolo12“Europe in the XIX. century” Lombardia, Venezia, Parma, Modena (1818-1829). Secondo rilievo militare dell’Impero Asburgico. Arcanum è segnalata come La Fossa e che ancora oggi si può riscontrare nel territorio.

Nel 1496 la cappella di San Michele è ancora dipendente da Salvatronda e Fanzolo ed i Pola le donano 64 campi con le cui rendite dovevano mantenere il prete curato e la piccola chiesa13“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1974, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 2, pag. 275)..

Nei secoli XV e XVI, Barcon non faceva parte del territorio comunale di Vedelago (podesteria di Castelfranco) ma era un villaggio autonomo aggregato alla podesteria di Treviso e rientrava nella Campagna di Sopra, territorio sottoposto direttamente all’amministrazione del podestà trevigiano14“Castelfranco: società, ambiente, economia dalle fonti fiscali di una podesteria trevigiana tra XV e XVI secolo” di Mauro Vigato 2001, Edizioni Canova, Treviso.

Cenni storici: XVI secolo

Da inizio del XVI secolo i Pola erano indipendenti nella scelta del priore di Barcon che ricadeva per lo più su religiosi dalla dubbia condotta che provenivano da fuori diocesi e che si limitavano a celebrare la sola messa festiva, visto l’obbligo di far battezzare i nati nella chiesa pievana e matrice di Salvatronda e di seppellire i defunti nel cimitero della vicina Fanzolo.

Nel 1512 portano a compimento una ristrutturazione dell’edificio sacro ed ottengono definitivamente dalla Santa Sede il giuspatronato di elezione ed il titolo di priore per il sacerdote titolare di Barcon15“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1974, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 2, pag. 275)..

A metà secolo Giovanni Battista da Pola ha una casa da stazio dotata di stalla, tezze e altri edifici rurali che si trovano all’interno di una grande azienda di 145 ettari. La famiglia era inoltre proprietaria di un’altra grandissima azienda di 200 ettari, affittata con un contratto alla parte: in questi anni i conti Pola possedevano quasi quattrocento campi (91,7% del territorio paesano)16“Villa. Siti e contesti” a cura di Renzo Derosas 2006, Edizioni Canova, Treviso (pag. 48)..
In paese c’erano 6 case, 1 casa da statio, 8 teze, 1 stalla e un altro edificio non ben definito17“Le campagne: Un’area rurale tra Sile e Montello nei secoli XV e XVI” di Gianpier Nicoletti 1999, Edizioni Canova, Treviso (vol. 2: appendice, pag. 182)..

Dai documenti risulta che rispetto ad altre zone del trevigiano, nei granai di Barcon si trova immagazzinata più segale che frumento. Ciò è probabilmente dovuto alla conformazione del suolo dei nostri campi: la segale, cereale più rustico, meglio si adatta al terreno acido18“Le campagne: Un’area rurale tra Sile e Montello nei secoli XV e XVI” di Gianpier Nicoletti 1999, Edizioni Canova, Treviso (vol. 1, pag. 169)..

Diverse furono le visite pastorali effettuate dal vescovo di Treviso o dal suo vicario nel corso del XVI secolo e tutte constatarono uno stato di sostanziale abbandono della chiesa, usata dal priore per immagazzinare fieno, legna e botti. Il vescovo ordinò che la gente pagasse per fabbricargli cantina, tezza e stalla, così da liberare e sistemare la chiesa, «ma in 50 anime erano 30 da comunione!»19Francesco Agnoletti, 1898 (vol. II, pag. 305)..
Nel 1564 un incendio distrugge la chiesa20“Treviso e le sue pievi”, di Francesco Agnoletti 1898, Stab. tip. ist. Turazza, Treviso (vol. II, pag. 305). e nel 1567 si contavano 55 anime da comunione21“Stare a Vedelago, una storia per sette paesi” di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago (pag. 40)..

In un documento del 1579 viene menzionato un capitel grando dedicato al culto della Madonna, situato già dal 1570 (o 1571) nel territorio di Barcon denominato fossa granda22“Il Santuario della Madonna del Caravaggio in Fanzolo, Storia e devozione mariana” Paolo Miotto 2021, GoPrint Padova (pag. 24).. Nel corso dei secoli questo capitello fu il punto di arrivo delle processioni per le rogazioni di primavera.

Cenni storici: XVII secolo

A cavallo tra il XVI ed il XVII secolo le cernide, milizie territoriali della Repubblica di Venezia, presenti ad est del fiume Mincio svolgevano il loro addestramento periodico nelle campagne di Barcon23“La guerra del Friuli” di Riccardo Caimmi 2019, LEG Edizioni (pag. 106)..

Nel corso del XVII continua la controversia tra il parroco di Fanzolo e gli abitanti di Barcon che ad inizio secolo erano un centinaio. Il parroco lamentava di dover esercitare le funzioni religiose anche per gli abitanti della frazione senza tuttavia riceverne i quartesi. I fedeli di Barcon si accordarono per pagargli i quartesi dopo che a qualcuno di loro furono negati i sacramenti.
In tutto questo il priore insediato dai Pola oziava o celebrava la sola messa festiva24“Treviso e le sue pievi”, di Francesco Agnoletti 1898, Stab. tip. ist. Turazza, Treviso (vol. II, pag. 306)..

Cenni storici: XVIII secolo

Ad inizio secolo Antonio IV Pola decise di abbattere la vecchia residenza e costruire una nuova villa.
Il progetto venne affidato all’architetto veneziano Giorgio Massari e prevedeva anche la costruzione di una barchessa.
Giambattista Canal nel 1789 completò la magnificenza della villa con gli affreschi sul soffitto dello scalone centrale.

Il 14 giugno 1789 il conte Antonio V Pola ottenne di aprire due volte al mese un nuovo mercato a Barcon «per la migliore coltura dei terreni con la grassa degli animali». Successivamente il conte ottenne di esercitare il mercato ogni settimana e di spostarlo dal venerdì al giovedì, con apertura fissata per il primo giovedì di maggio 179825“Allegazione del N.H. Giust’ Adolfo Vanaxel Castelli e Comunita’ di Montebelluna contro il Nobil Signor Co: Antonio Pola.” Aldo Durante, Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, 1989.

La fine del secolo segna anche la fine d’un lungo periodo di pace per tutto il territorio.
I popolani di Barcon, che per più di trecento anni avevano sperimentato il duro rapporto di servitù od affittanza con la potente famiglia Pola, conoscono ora gli amari momenti delle sopraffazioni e delle requisizioni dei loro poveri beni per mano delle truppe francesi ed austriache, che avevano fatto della Marca Trevigiana il loro teatro di guerra.
37.000 austriaci passarono il Piave il 3 novembre 1796 e diressero verso ovest, avviandosi allo scontro con l’armata napoleonica261798-1803. Vita privata e pubblica nelle province venete. Memorie e avvenimenti storici dell’archivio dei conti Degli Azzoni Avogadro di Alteniero Degli Azzoni Avogadro 2016, Canova editore, Treviso (pag 66).. Quella notte Villa Pola venne occupata e adibita ad alloggio per tutti i generali e le ufficialità, mentre tutta la truppa si accampò nelle praterie di Barcon27“Stare a Vedelago, una storia per sette paesi” di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago (pag. 41)..

Cenni storici: XIX secolo

A cavallo tra XVIII e XIX secolo, si susseguirono le occupazioni militari austriache e francesi ed ogni nuovo governo riorganizzava l’assetto amministrativo del territorio.
Diverse furono le sedi comunali da cui dipendeva Barcon, da S. Andrea di Cavasagra a Fossalunga, fino al 1819 quando avviene il definitivo passaggio all’amministrazione del comune di Vedelago28“La provincia di Treviso, 1815-1965. Appunti di storia amministrativa” di Giovanni Netto 1966, a cura della Amministrazione Provinciale nel centenario dell’unità d’Italia.

Nonostante le lamentele della Comunità di Montebelluna29“Allegazione del N.H. Giust’ Adolfo Vanaxel Castelli e Comunita’ di Montebelluna contro il Nobil Signor Co: Antonio Pola.” Aldo Durante, Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, 1989, il mercato del bestiame durò più di un ventennio. Un decreto del regno Italico dell’8 maggio 1811, stabilì che l’importante manifestazione economica venisse sostituito da una fiera da organizzarsi due volte l’anno, in aprile e in settembre.
La famiglia Pola, ormai in declino politico ed economico, non riuscì ad impedire la chiusura del mercato di Barcon30“La lacrimevole istoria del conte Titta Pola” di Luigi Urettini 2007, Istituto per la storia del risorgimento italiano (pag.39)..

Attorno al 1830 il capitello votivo che sorgeva nel luogo denominato fossa granda venne da prima ingrandito e poi abbattuto per erigere un santuario. Artefice del progetto fu il fanzolese Giacomo Agostini che lo volle dedicato al culto della Madonna del Caravaggio, di cui era devoto31“Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti” di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI).

Durante i moti rivoluzionari del 1948 le autorità austriache requisirono Villa Pola per farne un ospedale militare ausiliario32“Acta Comunitatis Tarvisii” a cura di Alfredo Michielin 1998, Viella. Una decina di anni dopo inizierà la demolizione della grandiosa villa che si concluderà nel 1861: a testimoniare il progetto del Massari rimarrà la sola barchessa33“Stare a Vedelago, una storia per sette paesi” di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago (pag. 43)..

La Terza guerra di indipendenza italiana fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco nell’estate del 1866. Al termine della guerra l’Austria cedette formalmente alla Francia il Veneto (oltre a Mantova e a parte del Friuli) che fu girato all’Italia. Il 12 luglio, durante la ritirata verso il Friuli, il 7° Corpo d’armata austriaco fece tappa a Barcon e Caselle34La campagna del 1866 in Italia” – Tomo I, redatta dalla Sezione Storica del Corpo di Stato Maggiore, Carlo Voghera Tipografo, 1875 (pag. 105)..

Cenni storici: XX secolo

Nel 1904 inizia l’iter per la realizzazione del cimitero che sarà terminato nel 1907.

Inevitabilmente la Grande Guerra toccherà anche le famiglie di barconesi che conteranno il decesso di 16 soldati nostri compaesani35Gaetano Lanaro.. Come già successo nei secoli precedenti, le praterie di Barcon vengono scelte per le esercitazioni delle truppe: nel 1917 sarà il 254° fanteria della brigata Porto Maurizio a completare la preparazione nel nostro territorio prima trasferirsi verso le zone di guerra nell’Altopiano di Asiago36Fronte del Piave: www.frontedelpiave.info.
Ma l’episodio più impressionante avvenne nel 1918 davanti al cimitero dove quattro soldati dell’esercito italiano, le cui famiglie si trovavano oltre la linea del fronte, al di là del Piave, furono fucilati perché si rifiutarono di combattere37Fronte del Piave: www.frontedelpiave.info.

Nel 1923 termina la secolare contrapposizione tra gli abitanti di Barcon ed il parroco di Fanzolo.
Ad inizio ‘900 il priorato venne trasformato in curazia, vennero effettuati degli ampliamenti e degli ammodernamenti alla chiesa e successivamente tolto il giuspatronato laicale dei Pola, essendo deceduto senza eredi l’ultimo discendente38“Stare a Vedelago, una storia per sette paesi” di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago (pag. 42).. Regi decreti del 2 settembre 1923, registrati alla Corte dei conti il 13 settembre 1923, concedono «il regio assenso alla erezione in parrocchia autonoma del priorato di S. Michele Arcangelo in Barcon, comune di Vedelago,»39“Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia e degli Affari di Culto”, Volume quarantaquattresimo – anno 1923 (pag 806). ma bisognerà aspettare il 1935 perché la chiesa venisse consacrata da Carlo Agostini Vescovo di Padova40“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1974, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 2, pag. 280)..
Massimo Pellizzari sarà il primo parroco.

Anche la II Guerra Mondiale provocherà decessi tra i soldati nostri compaesani: saranno 11 i caduti41Gaetano Lanaro..
Nel 1945 anche gli abitanti subirono le conseguenze della guerra attraverso incursioni aeree che provocarono danni e feriti. Durante la ritirata tedesca del maggio 1945, tra gli abitanti di Barcon risultano 24 denunce di danni o furti e 25 biciclette rubate dalle truppe tedesche42“Guerra e resistenza a Vedelago 1943 1945” a cura della Biblioteca Comunale di Vedelago, 1995..
Il 4 novembre del 1957 viene inaugurato il Monumento ai Caduti di Barcon per ricordare i soldati periti nelle 2 guerre mondiali.

Su progetto dell’architetto Luigi Candiani, nel 1950 fu edificata l’attuale torre campanaria sul fianco ad ovest della chiesa: successivamente verrà abbattuto il vecchio campanile, che già da diversi anni mostrava cedimenti strutturali43“Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti” di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI).

Nel 1968 fu inaugurata la nuova scuola materna, edificio costruito per sopperire alla sottodimensionata e fatiscente sede precedente. Nel 1972 l’asilo parrocchiale si trasformò in scuola materna statale accogliendo una quarantina di bambini dai 3 ai 6 anni44“Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti” di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI).

A cavallo nel 2000 la barchessa fu restaurata e divenne la sede di un birrificio e di un’attività di ristorazione.

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