Le mura ed il brolo dei Pola

Con brolo, termine di origine celtica anticamente diffuso in tutto il nord Italia ed oggi limitato ai dialetti della zona padano-veneta, si indica un orto, o frutteto, per lo più cinto da muro o siepe.

Oltre ai lunghi rettilinei ereditati dalla centuriazione romana, la caratteristica che colpisce l’attenzione del visitatore di Barcon è l’alto muro di sassi a vista che cinge l’antico brolo dei Pola.

Il perimetro è di forma rettangolare con dimensioni di circa 140 x 385 metri e presenta una rientranza di circa 40 x 80 metri in corrispondenza degli antichi edifici vicini all’ingresso orientale.

La struttura muraria è pressoché uniforme per tutto il suo perimetro, salvo una sostanziale differenza nella copertura superiore del tratto a nord rispetto quello a sud della barchessa.
Non sappiamo se ciò possa indicare che i due settori siano stati edificati in epoche diverse.
Il muro settentrionale cingeva l’area del giardino e degli orti di Villa Pola e per questo motivo potrebbe essere stato rifinito meglio o potrebbe rappresentare il tratto più antico, è anche il tratto che presenta dei resti di intonaco, mentre il tratto meridionale potrebbe essere stato edificato all’epoca del progetto di Giorgio Massari.

Tre dei portali d’ingresso al brolo sono ancora ben visibili. Sono tuttora utilizzabili gli accessi occidentale ed orientale, con quest’ultimo usato come entrata per il parcheggio interno e per le attuali attività commerciali. Il portale settentrionale presenta gli stessi pilastri degli altri due ma l’accesso è stato tamponato con una sezione di muro che risulta essere meno alta e con una copertura superiore differente da tutto il resto del perimetro murario.

Del portale meridionale restano poche tracce. Dalle mappe doveva essere del tutto simile agli altri tre ma attualmente si può scorgere inglobato nella struttura muraria uno solo dei due grandi pilastri che dovevano costituire la parte sinistra del portale. Sempre inglobate nella struttura di sassi, sulla destra si possono scorgere due colonne più piccole che non sembrano avere a che fare con l’antico portale.

In alcune mappe storiche è disegnato un quinto portale che doveva separare la parte settentrionale con gli edifici da quella meridionale con il brolo ma attualmente non vi è traccia evidente.

Per maggiori e più dettagliate informazioni:

Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti
di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
Scopri come acquistare il libro ›

Nel XVI secolo

La presenza di un muro di recinzione è documentata fin dalla mappa del 1591.
Seppur in modo schematico e verosimilmente distante dalla reale conformazione della struttura, nel disegno vengono riprodotti la villa, la barchessa e gli edifici che i Pola utilizzavano per la gestione della loro vasta proprietà.

Da notare come la collocazione degli edifici fosse diversa rispetto a quanto riportato nelle mappe successive, con la villa edificata nell’angolo nord-ovest del perimetro.

Dalla carta si intuisce che la struttura muraria non cingeva l’appezzamento in tutto il suo perimetro però si può notare la presenza di una strada che ne percorreva esternamente ogni lato.

Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco, disegno del 1591

«Copia del Disegno vechio del Palazzo di Montebelluna. L’original del quale si trova appresso N. H. Sebastiano Venier Consegnatoli dal Signor Gio. Batta Marchesati per prenderne Copia, e restituirlo, et è per le Divisioni seguite li 29 xbre 1591 atti Domino Antonio Calegherini Nodaro Veneto.»
Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco

Mappa raffigurante i possedimenti della famiglia Pola nel 1637 a Barcon, particolare. Archivio privato.

Mappa raffigurante i possedimenti della famiglia Pola nel 1637 a Barcon, particolare.
Archivio privato.

Nel XVII secolo

Nella mappa del 1637 si può vedere come la conformazione dell’area fosse simile se non coincidente con quella attuale: un rettangolo orientato sulla direttrice nord-sud in cui nella parte settentrionale sono ubicati gli edifici (villa, barchessa ecc.) mentre il brolo si trova nell’area meridionale. 

Il disegnatore ha posto grande cura nella descrizione degli edifici e del terreno attorno alla villa dove si intuisce la collocazione dell’orto. 

In questa carta non è segnata la cinta muraria ma ne possiamo presupporre l’esistenza dalla presenza di due grandi cancellate: la prima separava la villa dal brolo e la seconda il brolo dalla strada pubblica.

Particolare curioso è l’assenza del tracciato stradale nei settori orientali dell’appezzamento, cosa alquanto improbabile perché la strada nella sua interezza perimetrale è presente sia nelle mappe precedenti che in quelle successive. Da notare anche il viale alberato che portava all’ingresso meridionale: doveva trattarsi di grande impatto visivo per il viaggiatore dell’epoca.

Archivio Stato di Treviso, b. 38, Vedelago, perito Giovanni Rizzi, Barcon, 1712

Archivio Stato di Treviso, b. 38, Vedelago,
perito Giovanni Rizzi, Barcon, 1712

Barcon Capo d’Aqua: mappa dell’abitato e dei canali presenti per l’irrigazione agricola, particolare. Angelo Prati, 1763

Barcon Capo d’Aqua: mappa dell’abitato e dei canali presenti per l’irrigazione agricola, particolare.
Angelo Prati, 1763

Non abbiamo altri documenti che ci forniscano lo stato della struttura muraria nei secoli successivi. Molto probabilmente da quando fu completato il progetto di Giorgio Massari fino ai giorni nostri non sono avvenute modifiche sostanziali alla cinta muraria ed all’assetto del brolo.

L’antico brolo: bene di interesse artistico

Nei primi anni del 1960 l’amministrazione provinciale di Treviso pensò alla costruzione di un nuovo tracciato viario che doveva tagliare esattamente a metà la proprietà, con la conseguente parziale demolizione delle mura e la distruzione del luogo.
In quegli anni il Ministero della Pubblica Istruzione aveva dichiarato di interesse artistico e vincolato con tutela ciò che rimaneva del grandioso complesso, così tutta l’operazione poté essere sospesa grazie anche all’intervento dell’Ente Ville Venete e di alcune personalità della cultura.

Secondo la tradizione paesana nel secolo scorso si intraprese un intervento di intonacatura del muro di sassi forse ritenendo di poterne conferire un migliore aspetto estetico. Fortunatamente la prospettiva di perdere la possibilità di inserire il complesso tra i beni di interesse artistico fece desistere dall’intervento che avrebbe snaturato un’opera rimasta invariata per più di 400 anni. Alcune tracce di intonaco si possono ancora scorgere nei settori settentrionali della cinta muraria.

La sicurezza prima di tutto

Le curve a gomito e la strada stretta divennero sempre più scomode con l’aumentare del traffico, soprattutto quello pesante, e negli scorsi decenni furono intraprese diverse opere per mettere in sicurezza automobilisti, ciclisti e pedoni. Le conseguenze dell’aumentata pressione veicolare si ripercuotono immancabilmente anche nella costruzione in sassi, per sua natura fragile e facilmente danneggiabile. Ad inizio 2000 furono predisposte delle strutture a protezione dei pilastri angolari per evitare che venissero urtati dai mezzi pesanti quando affrontano le curve.

Lo stato attuale

A cavallo del 2000 l’area interna della cinta muraria è stata interessata da interventi di restauro che hanno interessato la barchessa e gli altri edifici. Con l’occasione venne realizzato un terrapieno sullo spazio originario dove sorgeva villa Pola, con l’intenzione di ricalcare la pianta della villa demolita, in realtà non corrisponde alla superficie originaria dell’edificio che era più estesa. Da allora la barchessa e gli spazi adiacenti sono utilizzati per attività di ristorazione mentre gli edifici sul lato est della proprietà sono in sostanziale abbandono.

Per l’antico muro di sassi vengono eseguite manutenzioni periodiche volte a ripulirlo dai rampicanti che ne danneggerebbero la fragile struttura. Negli anni sono state aperte delle brecce da uscite di strada accidentali e recentemente il maltempo ha abbattuto alcuni metri di muro nel settore nord-est ma solitamente nel giro di poco tempo tutto viene riparato.

Gli anziani del paese ricordano ancora quella terribile tempesta che a metà del XX secolo abbattè il tratto di muro nord-occidentale, dall’ingresso ovest fino al pilastro angolare di nord-ovest.

© Immagini e testi coperti da copyright.