La fossa

Nel 1637 Giovanni Basso disegna una mappa delle proprietà della famiglia Pola e traccia una doppia linea definendola «La Fossa Granda».

Anche nel secondo rilievo militare dell’Impero Asburgico (1818-1829) è disegnata una serie di linee tratteggiate, a sud dei Prati Pola, che partendo dalla strada per Vedelago si allungano verso la parte orientale del paese e sono riprodotte con il termine «La Fossa».

Il “vallum” medievale

Alcune fonti riportano che nell’anno 898, per difendersi dall’invasione degli Ungari, fu approntato una specie di “vallum”, […], che ricalcava fedelmente l’andamento dell’antico alveo del Piave e l’ostacolo doveva sembrare sufficiente a fermare l’impeto barbarico, per cui dobbiamo supporre la creazione di una grossa opera, con conseguente allargamento dell’alveo e approfondimento.1“Stare a Vedelago, una storia per sette paesi” di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago, Vedelago (TV) (pag. 70).

Mappa raffigurante i possedimenti della famiglia Pola nel 1637 a Barcon, con disegnata «La fossa granda». Archivio privato.

Lombardia, Venezia, Parma, Modena (1818-1829)
Secondo rilievo militare dell’Impero Asburgico

La fossa come sistema difensivo veneziano?

Oppure potrebbe trattarsi di ciò che rimane dell’antica opera di difesa veneziana di cui parla Giampaolo Bordignon Favero nel 1975, una fossa lunga 22 miglia (circa 38 Km) che scendeva dal Pedemonte per la Castellana orientale fino al Sile.
Questo sistema difensivo fu voluto da Venezia nel 1412 per contrastare l’invasione del territorio ad opera di Sigismondo re d’Ungheria.2“Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte” di Giampaolo Bordignon Favero 1975, a cura della Banca Popolare di Castelfranco (vol. 1, pag. 51).

Probabilmente questa notizia si rifà a Giovanni Bonifaccio quando scrive: fecero i Viniziani cavare una gran fossa nel Trivigiano lunga ventidue miglia , che da ‘ monti giungeva fino al mare , per impedire il passo agli Ungheri.3“Istoria di Trivigi” di Giovanni Bonifaccio 1744, Giambattista Albrizzi (pag. 456).

Ricordi tramandati oralmente raccontano di un canale abbastanza largo e profondo da permettere la navigazione di piccole chiatte a traino animale che collegavano Fanzolo a Fossalunga.4Riferimento fam. Soligo.

Cosa rimane oggi

Non abbiamo quindi certezza su quando e perché sia stata scavata quest’opera ma se ne conservano le tracce. 
Infatti, in corrispondenza delle linee disegnate nella mappa austriaca, ancora oggi le abitazioni sono situate più in basso rispetto al piano stradale.

Le testimonianze degli agricoltori parlano di una diversa conformazione del sottosuolo di quella zona rispetto ai campi circostanti, forse a testimoniare il sedimento trasportato dall’antico corso d’acqua, ed in alcune aree sembra esserci la presenza di materiale di riporto, posto a riempire la vecchia fossa.

Per maggiori e più dettagliate informazioni:

Stare a Vedelago, una storia per sette paesi
di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago, Vedelago (TV)

Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte
di Giampaolo Bordignon Favero 1975, a cura della Banca Popolare di Castelfranco

Istoria di Trivigi
di Giovanni Bonifaccio 1744, Giambattista Albrizzi

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