Fonte:
Le monete di Treviso di Quintilio Perini 1904,
Arnaldo Forni Editore, Bologna
Che Treviso battesse moneta fin dall’epoca dei Longobardi non è del tutto dimostrato.
Sicuramente la zecca trevigiana fu attiva in età carolingia: nel nuovo Regno d’Italia (774), Carlo Magno fondò le zecche di Firenze, Lucca, Milano, Pavia, Pisa e Treviso.
In questi anni furono coniati tre tipologie di monete.
Dal 774 al 781 una piccola moneta di 1,280 g secondo il sistema librale di Pipino.
Dal 781 al 790 ca una moneta dal diametro maggiore e dal peso di 1,780 g coniata secondo il nuovo sistema introdotto da Carlo Magno.
Infine dal 790 all’800 un terzo tipo di conio che si differenziava dal precedente per le effigi presenti nelle due facce.
Successivamente nella zecca di Treviso furono coniate monete con l’effige dell’imperatore, adottate anche da Lotario I (840-855) ultimo re dei Franchi a governare in Italia.
Con le lotte per accaparrarsi le corone dell’impero e del Regno d’Italia, la marca veronese accorpò quella di Treviso che perse la sua zecca a favore di quella di Verona.
Così nel XI e nel XII secolo, a Treviso le monete per le contrattazioni furono quelle coniate a Verona secondo il sistema monetario stabilito da Carlo Magno.
Nei secoli XII e XIV si usarono per lo più monete veneziane che, se all’inizio valevano meno di quelle veronesi a fine XII secolo si portarono agli stessi valori.
In quei secoli circolavano anche monete forestiere fra le quali «i mancassi aurei (manu-corsi) i soldi d’oro, i denari exmerati mancosi aurei et argentei, monete degli imperatori d’oriente, i bisanti romanati coniati a Bysantium con l’immagne dell’imperatore Romano IV Diogene, i marabotini, monete spagnuole d’oro e d’argento con caratteri cufici (cuneiformi, ndr), le lire imperiali, i tutonesi, i fiorini d’oro, i tarini o tari d’oro battuti in sicilia, per la maggior parte con caratteri cufici e le sterline, moneta d’oro inglese, che passò poi nel Belgio e subì una modificazione nella figura del leone».
Per regolare il corso della moneta ed impedirne gli abusi, fin dal 1207 furono promulgate delle leggi che stabilivano la condanna al rogo per coloro che fabbricavano monete false o che limavano o assottigliavano quelle in corso. Per chi veniva colto a spendere monete false era previsto il carcere o multe pecuniarie.
Nel 1312 il nuovo governo repubblicano di Treviso decise di far coniare dei piccoli denari, i bagattini, e nel 1317 un Angelotto tintore si offrì di coniare bagattini migliori dei denari piccoli veronesi e bresciani.
Enrico di Gorizia, Vicario e Signore di Treviso nel 1319, fece coniare «il denaro piccolo cola croce in ambo i lati simile al denaro autonomo, e il grosso aquilino di fattura e del tipo degli aquilini di Verona, Vicenza, Padova, Mantova e Parma».
Con il passaggio agli scaligeri nel 1329, fu ordinato di accettare in pagamento il grosso aquilino di Verona. Nel 1332 circolavano molte monete venete da 16 denari (mezzanino) e da 12 (genocchiello): considerate «di cattiva lega» rispetto alla moneta corrente, i cittadini decisero di sottoporre alle autorità la faccenda ma fu loro risposto che la loro diffusione era ormai enorme e che nei pagamenti erano liberi di accettarle o rifiutarle.
La Repubblica di Venezia incorpora Treviso nel 1339 mettendo in circolazione le monete venete ma solo con un editto del 1346 il podestà sopprime l’uso dei denari parvi croxati a Treviso e nel suo territorio, in favore delle monete piccole venete.
Durante la parentesi di dominio padovano (1384-1388), vennero banditi i precedenti denari in favore della nuova moneta, il carrarese, fatta coniare dal signore di Padova oltre ad altre monete padovane: i carrarini, i soldi, i quattrini e i piccoli.
Ritornata definitivamente al dominio veneziano nel 1388, il senato veneto deliberò di mandare a Treviso delle monete dette bagattini parvoli che nel corso del XV secolo furono sostituiti prima dai piccoli e successivamente dai piccoli copuluti ed affiancati dai quattrini da quattro piccoli l’uno.
Nel 1492 la Repubblica di Venezia fece coniare una moneta esclusiva per Treviso, il bagattino di puro rame recante l’immagine di S. Liberale e del leone in soldo.
Con un decreto del 1519, il consiglio dei X stabilì la sostituzione di tutti i tipi di bagattini delle città di terraferma e del Levante con un bagattino di tipo unico che ebbe vasta diffusione e che probabilmente fu battuto fino a tutto il XVII secolo.
DOMINIO DEI FRANCHI
(774-855)
Carlo Magno (774-814)
Primo periodo: circa 774-780
1. Denaro
Argento: peso 1,45 grammi.
2. Denaro
Argento: peso 1,22 grammi.
3. Denaro
Argento.
Secondo periodo: circa 781-790
4. Denaro
Argento: peso 1,14 – 1,19 – 1,30 grammi.
5. Denaro
Argento: peso 1,50 grammi.
6. Denaro
Argento: peso 1,60 grammi.
Terzo periodo: circa 790-800
7. Denaro
Argento: peso 1,60 grammi.
8. Denaro
Argento: peso 1,60 – 1,70 grammi.
9. Denaro
Argento: peso 1,40 – 1,46, 2,00 grammi.
10. Denaro
Argento.
Lodovico I (814-840)
Lotario I (840-855)
11. Denaro
Argento: peso 1,60 grammi.
12. Denaro
Argento: peso 1,45 – 1,73 grammi.
13. Denaro
Argento: peso 1,90 grammi.
14. Denaro
Argento: peso 1,62 grammi.
15. Denaro
Argento: peso 1,46 grammi.
16. Denaro
Argento: peso 1,49 grammi.
17. Denaro
Argento: peso 1,40 grammi.
GOVERNO AUTONOMO
(1312-1318)
18. Denaro piccolo
Argento di bassa lega: peso 1,30 grammi.
19. Denaro piccolo
Argento di bassa lega: peso 0,30 – o,42 grammi.
20. Denaro piccolo
Argento di bassa lega: peso 0,25 grammi.
21. Denaro piccolo
CONTI DI GORIZIA
(1319-1329)
Enrico II (1319-1323)
22. Denaro piccolo
Argento di bassa lega: peso 0,27 grammi.
23. Grosso Aquilino
Argento: peso 1,10 – 1, 20 grammi.
DOMINAZIONE VENETA
(1388-1797)
Francesco Foscari (1423-1457)
Cristoforo Moro (1462-1471)
24. Bagattino o piccolo
Argento al titolo di 55 millesimi di fino.
Peso 0,248 grammi.
25. Piccolo
Argento al titolo di 55 millesimi di fino.
Peso 0,232 grammi.
26. Quattrino di quattro piccoli
Argento al titolo di 55 millesimi di fino.
Peso 0,930 grammi.
27. Piccolo copoluto
Argento al titolo di 52 millesimi di fino.
Peso 0,284 grammi.
Agostino Barbarigo (1486-1501)
28. Bagattino o denaro piccolo
Rame: peso 1,15 – 1,90 grammi.
Fonte:
Le monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terraferma descritte ed illustrate di Vincenzo Lazari MDCCCLI,
A. Santini e figlio tipografi-editori, Venezia
TREVISO.
Capitale della Marca Trivigiana sotto l’impero de’ Franchi, Treviso ebbe ne’ primi anni del secolo IX corte o palazzo imperiale, dove s’improntarono monete col nome e col monogramma di Carlomagno. Smembrata successivamente la Marca in piccoli territorii, altri signoreggiati da famiglie cospicue , altri reggentisi a repubblica , andarono restringendosi i confini del territorio rimasto soggetto alla città di Treviso, che di repubblica divenne feudo imperiale, e passò dagli Ezzelini ai Caminesi e quindi agli Scaligeri , che nel 1338 lo cedevano a Venezia in un trattato di pace. Oppressi poi i Veneziani dall’impeto de’ Genovesi, rinunciavano nel 1381 Treviso a’ duchi d’Austria che ristabilitavi l’ abbandonata zecca vi batteano nuovamente monete. Ma occupata più tardi dai Carraresi , ricadeva nel 1389 ne’ dominii della Repubblica.
La necessità in cui si trovò nel 1492 la città di minuti spezzati della moneta per sopperire a’ bisogni della popolazione, la determinò a chiedere alla dominante la fabbrica di un bagattino pari a 1/12 di soldo, recante, oltre il simbolo del Vangelista, la imagine del patrono di quel comune, S. Liberale. E il Consiglio de’ Dieci sanciva la seguente terminazione:
1492. die 24 oct. in C. X. cum Add.
Quod auctoritate hujus Consilii mandetur fieri in Cecha nostra duc. centum bagatinorum ad sex pro marcheto ad requisitionem fidelissimae civitatis nostrae Tarvisii de puro ramine ad illam stampam quam illa comunitas requisivit. Videlicet ab uno latere cum impressione Sancti Marci in soldo et ab alio latere cum impressione Sancti Liberalis protectoris sui , cum ordine et mandato quod de eis non possit expendi ultra valorem unius marcheti pro vice ; ut cum eis provideatur necessitati pauperum et expendantur in civitate et territorio Tarvisii.
Il bagattino coniato per Treviso nella veneta zecca è somigliantissimo a quelli che, intorno all’ epoca stessa, si fecero per le città di Dalmazia , e con essi ha comune il metallo ch’è puro rame, o più frequentemente ottone. Il diametro n’è m. O,O17 e nel peso varia da k. 8 a k. 8.2. Il diritto offre il patrono di Treviso in piedi, veduto di prospetto e che stringe nella destra una spada colla punta a terra e nella manca un’asta. All’ingiro è la epigrafe S. (ovvero SANCTVS in rari esemplari) LIBERALlS. TREVIXI , e a’ suoi lati le sigle N e M, ad eccezione di pochi esemplari in coi non ricorrono. Il rovescio presenta il consueto S. Marco in soldo chiuso da una linea circolare ed attornialo dall’epigrafe S. MARCVS VENETI.
Quanto al valore de’bagattini in discorso, sarebbe ozioso il ripetere ciò che ho già detto parlando di quelli cosi per le città dalmate, e a quella parte della mia operetta perciò rimando i lettori. Quanto poi alle sigle N e M, confesso che mi sono inesplicabili. Lo Zon, toccando di queste monete nel suo più volte citato trattato (p. 35), crederebbe spettassero a Nicolò Marcello che nel 1453 sedette podestà a Treviso, e il Gradenigo (Zanetti, vol. II p. 157 n. 6. 7. 8) i incerto se a lui veramente attribuirle o meglio a Nicolò Morosini che vi coprì quella carica nel 1417. Basta però confrontare queste monete colle altre che si hanno d’epoca certa di Traù e di Lesina, da me ricordate alle pagine 36 e 39, per convincersi della contemporaneità del’ loro stampo con quello del bagattino di Treviso. Arrogi che la terminazione 1492 or ora riportata non parla di nummi antecedentemente lavorati per quella città; arrogi il disegno e la forma delle lettere che accusa il declinare del secolo XV o il sorgere del successivo; e sarà necessario escludere dalle probabilità le ipotesi del Gradenigo e dello Zon. Reca però maraviglia che nel Libro Reggimenti non rinveniamo nè fra i podestà nè fra i capitani di Treviso, dal 1492 a tutto il secolo successivo ed anzi fino al 1684, alcun nome che concordi con quelle iniziali. Simili discrepanze fra le sigle impresse sulle monete e i nomi de’ reggitori che pur doveano corrispondervi, ho rimarcato più addietro ne’ bagattini di Spalato (p. 37). Nè meglio saprei spiegare questo fotto che ritenendo qualche sbaglio o qulche ommissione ov’ incorse il compilatore pazientissimo del Libro Reggimenti.
Non è però questa la sola moneta che i nostri battessero per Treviso. Altra ve n’ebbe, quantunque non recante il nome nè il patrono di quella città, in epoca più antica.
Fonte:
Bibliografia italiana, ossia Elenco generale delle opere d’ogni specie e d’ogni lingua stampate in italia e delle italiane stampate all’estero.
Milano 1836, Stampato presso Ant. Fort. Stella e figli
Sistema monetario del Regno Lombardo-Veneto, 1836
Lira austriaca, di 100 cent. Equivale ad ital. L. 87
Lira milanese, di 20 soldi da 12 denari L. 76
Lira veneta, di 20 soldi da 12 denari L. 51