La vendita dell’eredità Pola

Alla morte del conte Antonio V si aprirono le discussioni sulla sua vasta eredità Pola composta da case e terreni situati in tutto il territorio trevigiano.

Antonio V morì nel 1822, il figlio maggiore Paolo Luigi nel 1841 ma prima di lui toccò a Giovanni Battista VII, detto Titta, morto in carcere a Padova nel 1834 dove si trovava in seguito alle note vicissitudini.

Se parte del patrimonio fu subito destinato agli eredi predisposti, dagli atti e dalle fonti consultate risulta che nel 1844 alle due linee ereditarie erano stati assegnati beni estratti a sorte sia Barcon che a Treviso e nel trevigiano.

Tra i beni dell’eredità Pola non interessati all’estrazione vi fu sicuramente il palazzo di Treviso, visto che nel 1842 Antonietta Sofia, evidentemente già erede della quota del padre Paolo Luigi, aveva provveduto alla sua vendita a Tommaso Salsa, proprietario della cartiera di Mignagola.
Il palazzo verrà poi demolito tra il 1842 ed il 1843 per far posto all’edificio che sarà poi sede della Banca Nazionale, poi Banca d’Italia.

L’eredità Pola a Barcon

Il patrimonio che Antonio V aveva a Barcon fu interessato dall’estrazione a sorte del 1844.

Ad Erminio Teodoro, erede del padre Giovanni Battista VII, nel 1849 furono trasferiti la villa e barchessa di Barcon e una quota dei terreni e case del villaggio.
La superficie totale dei possessi allibrati a Erminio Teodoro ammonta a 1238,39 pertiche metriche, pari a circa 294 campi trevigiani, inclusivi del mappale numero 1 corrispondente alla casa di villeggiatura, cioè la villa, e include il mappale numero 23, sul quale è edificato un fabbricato per azienda rurale, cioè la barchesse, con superficie stimata di 3550 m quadri.

Ad Antonietta Sofia, erede di Paolo Luigi, fu destinato l’immobile definito come casa d’affitto, probabilmente destinato ad abitazione del fattore dei Pola, che chiudeva la piazza del vecchio mercato e che noi conosciamo come Villa Pola-Cappelletto-Quaggiotto.
A Barcon, oltre a questo edificio, Antonietta Sofia divenne proprietaria di 274 ettari di terreno e di numerose case rurali, proprietà che il 15 settembre 1851 saranno vendute a Carlo Flantini.

Le due barchessa a forma di “L” che ospitavano le 24 botteghe dei Pola e censite come case coloniche, nel 1858 risultavano di proprietà di Francesco Antonio Gritti e l’anno successivo del figlio Vito.

L’altro edificio destinato a casa d’affitto che i Pola possedevano a Barcon, dal 1816 venne locato dietro accordo vocale al priore per un canone annuo di 55 lire e 40 centesimi.
Dopo il 1850 la canonica non rientrava più nella disponibilità dei Pola perché era inserita nella prebenda del priorato. Fino al secondo conflitto mondiale i priori, e di seguito i curati e i parroci, per l’utilizzo della canonica erano tenuti a contribuire alla famiglia Flantini e ai successori la cifra annua fissa di 58,68 lire.

Il destino di Villa Pola

Nel 1851 Erminio Teodoro vende a Carlo Flantini, industriale vetraio di Murano, quasi tutti i beni di Barcon, inclusa la villa e la barchessa. Rispetto alla stima di due anni prima mancherebbero 41 campi che probabilmente furono venduti dal Pola ad altri acquirenti.

Nel 1852 muore Carlo Flantini e l’amministrazione dei beni acquistati da Erminio Teodoro passa alla moglie Maria Rubini che, assieme ai figli Filippo, Anna e Maria, ne diverrà proprietaria nel 1858.

Il 1° luglio 1861 dall’estimo di Maria Rubini vedova Flantini venne rimosso il mappale numero 1 relativo alla villa di Barcon ed è la prova dell’avvenuta demolizione dell’edificio, da tempo abbandonato e disabitato.

Si conclude così la vicenda della maestosa dimora di campagna edificata nel 1720 su disegno dell’architetto veneziano Giorgio Massari ed elogiata dal canonico Lorenzo Crico nelle sue “Lettere sulle belle arti trevigiane”. 

La barchessa sopravvissuta

La barchessa sarà risparmiata dalla demolizione perché ritenuta indispensabile per la gestione della proprietà fondiaria che i figli del Flantini riceveranno in proprietà dalla madre nel 1872.

L’edificio verrà nuovamente destinato ad ospedale durante la Grande Guerra.
Nell’agosto 1918 la barchessa fu trasformata nell’ospedaletto da campo n. 165 e nella sede del Comando militare della zona di Barcon.

Eredità Pola: la barchessa

La barchessa, parte dell’eredità Pola a Barcon

La famiglia Pomini

Ma come si è arrivati alla famiglia Pomini, attuale proprietaria della barchessa e dell’antico brolo, parte dell’eredità Pola?

Filippo Flantini, figlio del Carlo a cui Erminio Teodoro vendette la villa e la barchessa, sposò una Coletti e dal loro matrimonio nacque Tommaso. Questi, rimasto celibe e privo di eredi diretti, intestò le proprietà di Barcon ad un fratello ed ad una sorella della madre, Elisa Coletti.
Maria Adelaide Palazzi, figlia di Elisa Coletti e dell’avvocato veronese Pio Palazzi, sposò il generale medico Guido Pomini.

Attualmente la barchessa ed il brolo sono gestiti dagli eredi dei sette figli di Guido e Maria Adelaide che a fine dello scorso secolo avviarono un sapiente restauro dell’edificio e del giardino. Da inizio 2000 nel complesso immobiliare opera un birrificio che dal 2015 è gestito direttamente dalla famiglia Pomini.
Dal 2019 nella barchessa opera un noto ristoratore veneto.

Per maggiori e più dettagliate informazioni:

I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti
di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
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