La barchessa di Villa Pola

La barchessa attuale risale al progetto di Giorgio Massari, l’architetto veneziano che ad inizio 1700 riprogettò tutto il complesso dei conti Pola.

Per edificare i nuovi edifici fu deciso di abbattere l’antica villa e tutte le costruzioni preesistenti.

La precedente barchessa

In una mappa del 1591 si può intuire come fosse strutturato all’epoca l’appezzamento all’interno della cinta muraria. Si tratta di un disegno schematico che verosimilmente non riporta l’esatta geometria del complesso dei Pola.

Ben visibile è però la presenza di una grande barchessa che si affaccia sulla strada occidentale, presumibilmente nella stessa posizione di quella attuale. L’edificio è raffigurato nel suo prospetto occidentale con quattro coppie di ingressi e uno isolato a sud, mentre al piano superiore si trovano diciassette finestre. Il tetto è delimitato da una cornice e sostiene ben nove comignoli.

Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco, disegno del 1591, particolare

Disegno del 1591, particolare.
Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco

Barchessa di Villa Pola, vista da est

L’edificio massariano

Storicamente si riteneva che il Massari avesse ideato il suo progetto nel 1718 per poi portarlo a termine nel corso dei due anni successivi.

Il risultato di ricerche recenti porta ad ipotizzare una datazione antecedente a quanto si supponeva. La mappa che correda la polizza d’estimo del 1712, evidenzia una sostanziale trasformazione rispetto alle precedenti raffigurazioni per cui si può supporre si tratti del progetto massariano.

Stando quindi alle ultime notizie, l’attuale barchessa risale al primo decennio del 1700.
Smentendo ulteriormente la tradizione storica, sembra non sia mai stata edificata una barchessa gemella e simmetrica sul lato est del brolo dei Pola. Nel suo progetto il Massari potrebbe aver previsto la presenza di due barchesse per completare la sua idea dello spazio attorno alla villa ma non ce n’è traccia nelle mappe.

Il 1848

Tra il 1848 ed il 1849 Villa Pola e la barchessa furono requisite dal comando austriaco per adibirle ad ospedale militare ausiliario.
Questa è la descrizione fornita nel momento della presa di possesso degli edifici: «[…] si recò nell’interno della Barchessa, ove nel piano inferiore si misurò un vasto granaio capace di almeno sessanta letti, al granaio sono contigue cinque camere capaci di altri venti letti. Salendo al piano superiore della detta Barchessa, si trovò un altro più vasto granaio, che misurato dal Reale Medico in capo militare si trovò capace di ben cento e venti letti.»

In barchessa gli austriaci predisposero 200 posti letto.

Il nuovo millennio

A cavallo del nuovo millennio la barchessa fu interessata da una sostanziale opera di restauro che ne sanò la struttura e ne trasformò la destinazione d’uso.

Dopo tre secoli l’edificio cessò la sua destinazione agricola e divenne sede di un birrificio e di un’attività di ristorazione.

Per maggiori e più dettagliate informazioni:

Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti
di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
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Il patrimonio perduto della famiglia Pola nel Trevigiano: la villa di Barcon di Vedelago
di Giulia Becevello 2021, in Fragmenta, I, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (TV)

Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte
di Giampaolo Bordignon Favero 1975, a cura della Banca Popolare di Castelfranco

Sono stato a vedere il sito dove era la villa dei Conti Pola a Barcon; è una campagna di terra sassosa, rossa, una pianura senza confini, senza alti alberi che ne interrompano l’uniformità; esiste ancora il lungo muro, che recingeva il gran giardino della villa; unico segno della magnificenza di un tempo è una barchessa immensa dimetri 64 x 21, ora abitata da contadini che lavorano i 5 ettari dell’ex giardino: la barchessa è in buon stato di conservazione; costruita dal genio dell’architetto Giorgio Massari con 10 possenti arcate ad altissimo portico, intercalate da semicolonne, ha vastissime cantine e granai, dai quali si può capire la vastità dei possedimenti dei Conti Pola, che, fin dal  secolo XV, avevano in proprietà quelle terre, in gran parte, un tempo, estese praterie.

Alteniero degli Azzoni Avogadro, primi anni 1950

Evidente l’impronta rococò nel primo lavoro, questa riappare anche nella villa Pola (e sarà un estremo dialettico dell’arte massariana con il suo opposto neoclassico) per il prevalente senso di massa che l’edificio assume, tanto più esteso tanto più levigato nella specularità del marmorino, diffondendosi nell’atmosfera e nella natura d’intorno. L’apparenza prevalente della costruzione è proprio questa tendenza verso il barocco (e la data dei lavori surriferita ne dà la conferma) anche se il Massari tenti per questo corpo immenso una scansione razionale, una misura che rappresenti l’incidenza della mente e soprattutto dei giuochi con l’alternanza dei chiari e degli scuri, mediante dieci fornici, contesti con l’ordine tuscanico, con il movimento dei capitelli, degli archi, delle semicolonne, delle ghiere, delle interruzioni dell’attico, mediante l’inserto di una finestrella ovale, all’altezza di ogni archivolto. Ma si tratta di misure e di elementi che sfuggono di fronte all’immensità dell’edificio.

Solo una distanza ravvicinata può rendere evidenti queste varietà di modulazioni, sovrapposte all’assoluta architettura, unitamente al senso di una fisica freschezza a chiunque, entrando nel porticato della barchessa, cerchi il riposo dalla calura dell’estate, che è fuori, nei campi e sul frontespizio dell’edificio.

Giampaolo Bordignon Favero, 1975

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