Se la storia conosciuta di Barcon nasce con la famiglia dei da Camposampiero, è assodato che, dopo un periodo ad appannaggio degli Emo, fu la famiglia Pola (Sergi-Castropola) che nel corso di 5 secoli plasmò il tessuto sociale e territoriale del paese.
Grazie alla loro politica di acquisizione dei terreni, nel XV secolo i Pola giunsero a possedere la quasi totalità del territorio di Barcon. Poterono rendere coltivabili le magre terre attraverso la seriola che dal canale Brentella portava l’acqua del Piave direttamente al centro del loro brolo, seriola che riuscirono a far scavare grazie alle loro influenze.
A Barcon erano proprietari di tutti gli edifici e di una casa da stazio che ad inizio del ‘700 fu sostituita dalla villa progettata da Giorgio Massari, demolita nel corso dell’800, di cui ci rimane la maestosa barchessa.
L’origine della famiglia
Nella città di Pola, nella penisola d’Istria, nella seconda metà del XIII secolo si osserva l’ascesa politica della famiglia Sergi, che si attribuisce una discendenza, non comprovabile, dalla romana gens Sergia, l’antica famiglia di origine romana a cui si devono diversi monumenti presenti ancora oggi. 1“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 22).
Ne è testimonianza l’arco dei Sergi costruito tra il 25 e il 10 a.C. da Salvia Postuma per commemorare il marito Lucio Sergio Lepido, tribuno della legione XXIX, che aveva partecipato alla battaglia di Azio.
Uno storico dell’800, pur non citando le fonti, scrive in più occasioni che la famiglia non sarebbe di origine istriana ma fosse arrivata in Istria da Treviso ad inizio XVIII secolo al seguito di Volchero, patriarca di Aquileia. 2“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 28).
Nicolò Mauro, genealogista cinquecentesco dei Castropola, individua il capostipite della famiglia in Bonifacio I, vissuto a cavallo del XII secolo e morto nel 1214.3“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 35).
L’ascesa politica in Istria
Se della storia precedente non abbiamo certezze, i documenti ci descrivono l’ascesa politica della famiglia Sergi nel corso del secondo ‘200, che a capo di una fidata fazione teneva saldo il potere sulla città di Pola, formalmente sotto il controllo del patriarca di Aquileia.
Già nel 1232 Nascinguerra I dei Sergi fu primo gastaldione (o podestà) dei possedimenti dei patriarchi d’Aquileia nella Polesana. Nel 1265 il feudo di S. Apollinare venne acquistato da Monfiorito dei Sergi di Pola, nello stesso anno investito formalmente dal conte Alberto II di Gorizia come vicario del marchesato d’Istria. Nel 1285 alla morte di Monfiorito, il cavaliere Nascinguerra II, suo fratello, a nome della famiglia chiese ed ottenne il feudo dal conte Alberto II.
Secondo dei testi del XVII secolo, non suffragati da documentazione, il 2 gennaio 1269 Bonifacio II Castropola fu eletto podestà di Treviso e ciò ipotizza che la famiglia avesse già interessi economici o fondiari nella marca ben prima del loro insediamento nel XV secolo. 4“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 29).
Nel 1294 il patriarca di Aquileia confermò alla famiglia Sergi la carica di Capitanato del popolo, oltre che di Podestà, ponendoli a sicurezza della città di Pola rispetto ad eventuali pretese veneziane e consegnando loro il castello. I Sergi divennero così, più che una famiglia leader in città, i signori del castello cittadino e in quell’occasione si attribuirono il patronimico de Castro Polae, poi corretto in Castropola.
L’arco dei Sergi a Pola (Istria, Croazia).
Pietro de Castropola, figlio di Nascinguerra II, ereditò il feudo e ne venne investito assieme ai suoi cugini nel 1305 e sotto la Signoria feudale dei Castropola l’unificazione politica della Polesana verso il 1310 divenne un fatto compiuto.
Certo è che nel tempo i Sergi di Pola ricevettero feudi dal patriarca Volchero, dai vescovi di Parenzo, dai vescovi di Pola ed i conti di Gorizia concessero loro il castello di Sanvincenti ed altre terre, oltre a parte delle decime di Rovigno, che in quel tempo erano loro appannaggio.
L’autorità derivata dalla ricchezza e dalle cariche feudali fece di questa famiglia una delle più potenti dell’Istria.
Il culmine dell’ascesa dei Sergi-Castropola giunse nel 1310, quando Pietro si fece eleggere dall’assemblea podestà di Pola, prese il titolo di capitano generale e riassunse nella stessa persona il potere signorile (del castello, di certi distretti del contado, delle investiture patriarcali) ed il potere attribuitogli dal comune (amministrazione della città e del contado).
In nessun contesto istriano, un laico era arrivato ad avere una tale ingerenza su una città e su un territorio, tanto che si può parlare di un modello di potere che si avvicinava molto alla signoria di una città (anche se non lo era formalmente, i Sergi infatti non erano signori di Pola), in linea con i processi di concentrazione del potere che avvenivano nei grandi centri comunali dell’Italia centro-settentrionale nello stesso periodo. Ad inizio 1300 morivano sia Pietro sia il cugino Nassinguerra III, i quali furono sostituiti dai figli, rispettivamente Nassinguerra IV e Sergio II.
La cacciata da Pola
I due cugini non furono accorti come i loro padri e si dimostrarono forse troppo ambiziosi, sbagliarono nel non rispettare le prerogative veneziane. Il risultato fu che i Castropola dovettero accettare le norme di Venezia. Inoltre furono abbattute nuovamente le mura a difesa di Pola e venne nominato un podestà veneto a capo della città.
Ciò avvenne nel 1319, a soddisfazione del partito popolare contrario all’eccessivo potere dei feudatari-cittadini.
Ci fu ancora un decennio di coabitazione tra i Castropola, che sognavano una signoria autonoma, e la fazione popolare supportata da Venezia.
Ma durante i conflitti del 1330-31 tra il patriarca e i Goriziani, in cui vennero coinvolti pure i polesi, la situazione si incrinò. La fazione cittadina avversaria diede colpa ai Castropola di alcune scorrerie subite e la mancate conquiste belliche, decretando la cacciata della famiglia dalla città. Venezia dal canto suo attese pazientemente l’evolversi dei fatti e nel 1331 prese possesso di Pola e del vasto contado, anche per placare le tensioni interne alla città.
L’esperimento della quasi signoria dei Sergi-Castropola durò in sostanza neanche un decennio, tra il 1310 e il 1319, tuttavia molti storici convengono che si trattò di un episodio tra i più importanti nella storia medievale istriana.
L’esilio a Venezia
Banditi da Pola, Nassinguerra IV e Sergio II ripararono a Venezia e qui ebbero due diversi percorsi.
Nassinguerra IV non si arrese del tutto alla perdita del feudo polese fino a far pressione sul patriarca di Aquileia affinché intervenisse contro Venezia, anche militarmente, per poter riavere i possedimenti in Istria. Nel 1335, i polesi, temendo un ritorno dei Castropola, demolirono i simboli del loro potere: il castello e la torre che sovrastavano la città.
Venezia ed il patriarcato giunsero ad un arbitrato ed ogni speranza da parte del Castropola di riconquistare la signoria polese poteva considerarsi definitivamente tramontata. 5“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 54).
Sergio II poté invece godere dei vantaggi e del prestigio della cittadinanza veneta e del patrimonio ereditato dal padre, Nascinguerra III, che seppe consolidare e tramandare ai propri eredi. Fu Fiorella II, nipote di Sergio II, a trasferirsi a Treviso alla fine del XIV secolo e a dare inizio al ramo trevigiano della famiglia. 6“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 57).
Il titolo nobiliare e la nuova vita a Treviso
Sergio III, figlio di Fiorella II, è da considerarsi il capostipite dei Castropola trevigiani: di lui e dei suoi discendenti non c’è traccia nei documenti istriani ma se ne occuperanno le fonti riguardanti la linea trevigiana.
Lui fu il primo ad essere iscritto al Collegio dei Nobili di Treviso nel 1401, come riportato nello stemma apposto nel codice. Oltre agli interessi trevigiani, Sergio III mantenne forti legami con Pola e l’Istria avendo il possesso dei beni di famiglia e potendo soggiornare liberamente in terra istriana essendo decaduto il decreto di proscrizione. 7“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 60).
Fu Sergio III che avviò l’azione di compravendita di terreni in varie località del territorio trevigiano, maggiormente concentrati nel villaggio di Barcon ed investì anche nel commercio dei panni, all’epoca fiorente attività a Treviso. 8“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 62).
Inoltre avviò una strategia matrimoniale per le sue figlie, facendole sposare con esponenti delle nobili famiglie trevigiane. 9“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 70).
Nel XV secolo i Castropola acquisirono proprietà in tutto il territorio trevigiano e nei secoli successivi arrivarono a possedere terreni, ville ed edifici in un’area che andava dalle colline fino alla fascia delle risorgive.
In città alla fine del XV secolo, Bernardino II fece costruire un maestoso palazzo rinascimentale, su disegno di Pietro Lombardo, in quella che allora era piazza del Capitano poi piazza dei Sergi, poi per corruzione (da Serchi, o Serci) dei Cerchi e che oggi è Piazza Pola.
Dopo l’esilio da Pola, i membri della famiglia furono sempre rimasti fedeli a Venezia, acquisendo prestigio e beneficio e i suoi discendenti furono magistrati e capitani della repubblica.
Nel 1668 la Repubblica di Venezia riconosce a Paolo II il titolo di conte, unitamente alla famiglia. 10“I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)” di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso (pag. 160).
Stemma Pola, 1401
Il ramo boemo
Ad inizio del XVII secolo, Giovanni Battista III e Bernardino IV, figli di Paolo I e Antiope di Spilimbergo, si trasferiscono a Praga.
Attualmente l’antica famiglia istriana sopravvive nei soli discendenti dei Pola di Boemia.
I francesi e gli austriaci
Dopo il declino della Serenissima e i decenni di dominazione austriaca che vedono un lenta decadenza della nobiltà trevigiana, la famiglia Pola al contrario conosce un altro momento di grande splendore alla fine del settecento, con la venuta di Napoleone in Italia.
Nel 1797, quando i francesi al comando di Napoleone invadono i domini della ormai decrepita repubblica di Venezia, a capo della casata dei Pola vi è il conte Paolo Luigi, di 24 anni. Egli è schierato apertamente dalla parte dei Francesi; ospita nel suo palazzo il generale Victor dal 18 al 23 aprile, e il generale Baraguay d’Hillers che nominò il 25 Fiorile (14 maggio) la nuova Municipalità di Treviso. Ne da testimonianza un piccolo quadro a tempera del pittore Bison, ora nel museo comunale, che riprende il ricevimento dei Municipalisti a palazzo Pola.
Durante la breve dominazione austriaca sancita dal trattato di Campoformio, palazzo Pola si apre allora, volente o dolente, ai nuovi padroni e il 15 ottobre 1801 vi dimorerà il generale austriaco Bellegarde.
Ma è con il ritorno dei francesi nel 1805 che il conte Paolo Luigi vive il periodo di maggior fulgore e fonda nel 1806, assieme ad altri maggiorenti trevigiani, la prima Loggia Massonica cittadina, di rito scozzese. Il 23 dicembre, sempre del 1806, accolto da grandi festeggiamenti in città, il principe Eugenio Beauharnais, Viceré d’Italia, alloggia in palazzo Pola, che viene riservato, con apposito decreto, «al servizio di S.A.R. il principe Eugenio, coll’ordine di essere tenuto esente da alloggi militari». Nel 1807 il conte Paolo Luigi viene nominato Cavaliere della Corona di Ferro e Ciambellano della corte del viceré.
L’8 dicembre 1807, assieme alla moglie, contessa Marina di Porcia, riceve nel suo palazzo lo stesso imperatore Napoleone in visita a Treviso, proveniente dalla villa di Stra dove soggiornava. Ma i francesi rimangono poco.
Il declino
Ad inizio XIX secolo il nostro territorio divenne il campo di battaglia che vide contrapposte le truppe francesi e quelle austriache che devastarono e depredarono case private ed interi villaggi mettendo in ginocchio tutto il territorio trevigiano.
La famiglia Pola è ormai in fase discendente e la situazione si aggravò ulteriormente quando le autorità austriache si insediarono a Treviso e infierirono particolarmente contro gli ultimi discendenti della nobile famiglia. La vicenda che vide protagonista Giovanni Battista VII, detto Titta, fu la prova dell’accanimento austriaco: l’arresto plateale, la pubblica gogna, la pena esemplare e la revoca del titolo comitale sembrano essere una severa punizione per le sue simpatie filofrancesi.
Alla perdita di prestigio politico si aggiunsero le difficoltà economiche, causate dalle spese eccessive che la vita sfarzosa condotta nel periodo napoleonico aveva comportato. L’istituzione del catasto con la conseguente tassazione sulle rendite fu la ragione per cui vennero vendute le proprietà, dai costi ormai difficilmente sostenibili. Su questo punto i Pola furono accomunati ad altre nobili famiglie trevigiane che dovettero cedere ed in alcuni casi demolire le loro proprietà perché impossibilitati al loro mantenimento.
Per maggiori e più dettagliate informazioni:
I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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La lacrimevole istoria del conte Titta Pola
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