I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
Storia di una famiglia dall'Istria a Treviso e la germinazione di un ramo famigliare in Boemia, all'inizio del secolo XVII
Copertina flessibile – pagine 270 – novembre 2023
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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Descrizione de “I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)”
Sino ad oggi non esisteva una ricostruzione della complessa vicenda vissuta, fra ‘300 e inizio ‘800, dai Pola, una delle più importanti famiglie trevigiane per almeno sette secoli.
Dopo oltre un decennio di indagini, l’autore, attraverso una doviziosa messe di fonti manoscritte, archivistiche e iconografiche, nonché un apparato genealogico dal 1150 al 1915, e pure in mancanza dell’archivio di famiglia, perduto, ha ripercorso e ricostruito le vicende storiche e l’evoluzione patrimoniale della famiglia: la presenza e il ruolo politico ed economico a Pola, tra l’XI ed l’inizio del XIV secolo.
Il trasferimento e l’installazione prima a Venezia e poi a Treviso nei decenni centrali del XIV secolo, con accesso alla locale nobiltà cittadina; lo sviluppo impetuoso del patrimonio fondiario, tra il XIV e XVIII secolo in quasi tutto il territorio trevigiano attuale con concentrazioni nel territorio montebellunese, nell’Alto Padovano, e soprattutto a Barcon (91% del territorio del villaggio), non dimenticando il mantenimento e lo sfruttamento di feudi istriani a Fasano (Fažana), Dignano (Vodnjan), Stignano (Stinjan), Sessano (Šišan), Valle.
Di particolare interesse sono i legami matrimoniali con le famiglie nobili trevigiane (Bressa, Di Rovero, degli Azzoni, Rinaldi, Tiretta) e della feudalità friulana (Colloredo, della Torre, Spilimbergo, Porcia), motivo di rafforzamento patrimoniale, di ricchezza e prestigio, come attestano gli inventari di Treviso e di Barcon, ma ancora più evidentemente i ritratti di Laura Pola e del consorte dei Deifebo Bressa, dipinti da Lorenzo Lotto, e il profilo di Aurelia Pola, in una pala opera di Paris Bordon.
E ancora: le imprese edificatorie a Treviso (il palazzo di famiglia a fine ‘400 opera di Pietro Lombardo), a Posmon di Montebelluna (la barchessa di villa Pola, affrescata a fine ‘400 in facciata con Carlo Magno e i suoi paladini, raro e forse unico esempio di testimonianza della diffusione dell’epopea cortese nella Marca), a Barcon di Vedelago, dove innalzano a inizio ‘700 la loro villa prediletta e una monumentale barchessa, entrambe progettate dall’architetto veneziano Giorgio Massari; infine, l’epilogo tra fine ‘700 e inizio ‘800 culminato con una irreversibile crisi di ruolo politico-sociale, plasticamente manifesta del fallimento nell’esperimento del mercato di Barcon.
A questa congiuntura negativa faranno seguito la vendita è la dispersione del patrimonio immobiliare, in particolare del palazzo dominicale di Treviso (situato nell’odierna piazza Pola), poi demolito dagli acquirenti, e della villa, anch’essa demolita, e barchessa (ancora esistente) a Barcon di Vedelago, oltre alle numerose proprietà situate nello stesso villaggio di Barcon e in varie località del Trevigiano.
La linea genealogica maschile in area trevigiana sembrava chiudersi dunque all’inizio del novecento e quindi la saga Pola poteva dirsi conclusa. L’autore aveva sì individuato due fratelli (Giovanni Battista III e Bernardino IV, figli di Paolo I Pola) “scomparsi” dalla scena trevigiana nei primi anni del ‘600.
Se del primo, l’erudito trevigiano Burchielati ne aveva citato l’uccisione a Praga il 16 febbraio 1611 durante gli scontri tra protestanti boemi e i mercenari (tra cui vi era pure il Pola) dell’arcivescovo di Passau, Leopoldo d’Austria, cugino dell’imperatore Rodolfo II, nulla l’autore sapeva del fratello.
A sollevare il velo è giunto il dott. Martin Pola di Praga, discendente diretto di Bernardino III che si era trasferito col fratello a Praga, centro di attrazione culturale per l’intera Europa grazie all’imperatore Rodolfo II.
Sciolto l’enigma: un’emigrazione in era terra boema di due giovani facoltosi trevigiani, uno dei quali mette radici a Praga, e dà avvio alla germinazione del ramo boemo della famiglia (documentato in 13 tavole genealogiche), prosecutore della discendenza della famiglia rimasta a Treviso e convertitosi al calvinismo aggiungendo come secondo nome quello di Cristoforo.
Così, come un impegnativo ma stimolante supplemento di indagini in fonti ceche e tedesche e con il contributo testuale del dott. Martin Pola, si concludeva un viaggio nel viaggio compiuto da questa famiglia e dal suo ramo mitteleuropeo, un viaggio che respira pieni polmoni l’intera Europa tra Cinquecento e Settecento, grazie al mestiere delle armi e a una rete di relazioni e estese ben oltre le terre del dominio della Repubblica di Venezia.