Con il batar marso, o ciamar marso, veniva celebrato il 1° marzo che nella storia della Repubblica Veneta era considerato il giorno di capodanno.
Inizialmente il primo giorno dell’anno era fissato il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia e giorno dell’annunciazione del Signore ma per comodità di calcolo fu spostato al primo giorno del mese.
La tradizione del Batar marso
Il ciamar marso, brusar marso o batar marso risulta essere quindi una tradizione antica legata a riti pagani di inizio stagione, celebrati per evocare il risveglio della natura, di propiziare la fertilità e l’abbondanza. In queste feste vi era un vero e proprio “fidanzamento pubblico” che si sviluppava in diversi modi, così come l’antica festa dell’epoca romana del Calendimarzo. Con le calende di marzo iniziava l’anno civile romano, collegato a feste di tipo propiziatorio e purificatorio, e più tardi anche l’anno civile della Repubblica di Venezia iniziava il primo di marzo.
Il termine batar marso deriva dal rito compiuto per lo più dai ragazzini che nei giorni del Capodanno correvano per il paese battendo violentemente bussolotti, lamiere, pentole e coperchi con lo scopo di far più rumore possibile per ridestare la natura dal periodo invernale.
Batar marso a Barcon
A Barcon si racconta di vecchi vomeri di aratro appesi sui rami delle piante o sui filari nei campi e percossi ripetutamente come fossero dei gong o delle campane, o legati alle biciclette e trascinati in giro per il paese ottenendo lo stesso rumoroso effetto.
Non era un rito che richiamava tutta la comunità paesana ma ogni contrada lo celebrava in contemporanea con le altre del paese al grido di bati fora marso che april se qua.
I giorni prefissati per il batar marso barconese erano il 29, 30 e 31 marzo, quindi non legati al capodanno serenissimo ma più realisticamente al periodo in cui la natura si risveglia ed inizia il ciclo annuale del lavoro dei contadini. Non a caso tutto finisce negli anni ’70, quando tra gli abitanti di Barcon il lavoro contadino viene sostituito dall’occupazione nelle nuove fabbriche che si stanno insediando nella zona.