La casa da statio in un disegno del 1591, particolare.
Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco
Prima della costruzione della villa progettata da Giorgio Massari, la famiglia Pola soggiornava a Barcon in una casa da statio di loro proprietà, la cui struttura la possiamo desumere dal disegno eseguito il 29 settembre 1591.
Un’altra immagine di questa casa da statio ci viene fornita dalla mappa del 1637 che raffigura i possedimenti della famiglia Pola a Barcon.
Invece, con l’inventario del 1598 possiamo conoscere il contenuto e le stanze in cui era suddivisa la casa da statio, senza però avere una descrizione particolareggiata del suo aspetto.
Ad inizio del 1700 la casa da statio e le altre strutture del brolo dei Pola furono abbattute per far posto alla nuova Villa Pola, alla maestosa barchessa ed a tutti gli annessi progettati da Giorgio Massari.
La casa da statio (stazio) o dominicale era la casa dove risiedevano i padroni dei terreni e differivano dalle dimore dei contadini non solo per le maggiori dimensioni ma anche per la qualità dei materiali con cui erano edificate.
Solitamente il tetto dalla casa da statio presentava quattro spioventi con cornicione ad imitazione dei palazzi veneziani e la copertura era rigorosamente in coppi, mai vegetale.
Si poteva trattare di vere e proprie ville progettate da più o meno noti architetti, corredate, oltre che di vari annessi rustici, anche di oratori, peschiere, ghiacciaie, limonaie, giardini, bròli, torri colombaie, labirinti e altro.
Paesaggi agrari della pianura veneta di D.Gallo e P.G.Zanetti, Veneto Agricoltura, Padova 2014
Dopo aver vissuto assieme al fratello Paolo I Pola ed alla sua famiglia nel palazzo di piazza del Capitano a Treviso, nel 1595 muore Laura Pola, vedova di Febo da Brescia (o Deifebo Bressa), ritratti entrambi da Lorenzo Lotto attorno al 1443-44.
Nel 1598 la cognata di Laura, Antiope di Spilimbergo, vedova di Paolo I, decise di inventariare i beni presenti nel palazzo cittadino per definire quali fossero della propria famiglia e quali invece fossero appartenuti a Laura e quindi destinati ai suoi eredi.
Lorenzo Lotto, 1543-44
Ritratto di Laura da Pola, olio su tela, cm 90 x 75 – Pinacoteca di Brera (MI)
La casa da statio di Barcon
Con l’occasione estende la ricognizione inventariale anche alla casa che il defunto marito possedeva a Barcon. Si trattava dell’abitazione che i Pola fecero abbattere per costruire la famosa villa progettata dal Massari.
L’inventario eseguito il 20 novembre 1598 dal notaio Bombello, purtroppo non ci offre una descrizione dell’edificio così da potersene fare un’idea della planimetria o del suo aspetto.
Alcuni elementi che descrivano l’edificio li possiamo dedurre dall’estimo del 1546 e dalla mappa, datata 15 settembre 1637, che ci restituisce la prima immagina grafica: casa da statio, subentrata ai due cortivi, costituiti da una casa con teza (ricovero per stalla, foraggi e attrezzi), entrambi in muratura e coperti da tegole, e a una teza coperta di paglia e alle due case da muro e quattro teze.
Mappa raffigurante la casa da statio dei Pola nel 1637 a Barcon, particolare.
Archivio privato
Il primo piano
La ricognizione della casa da statio di Barcon inizia con alcune camere, nelle quali vi sono quattro litiere a cavaleti con le sue tavole, due tavolini di noghera e una cassa de noghera vechia intagiada.
Accanto a una di queste camere (grande), un’altra camera sembra contenere immagazzinati alcuni mobili (una cassapanca di abete usata, due tavolini, una cassella da necessario, una litiera completa di tavole e cavalletti, sette sedie impagliate), ma anche una cariola di noce, 87 libbre (29,49 kg) di canapa cardata (caneva pettenà), 146 libbre (49,49 kg) di stoppa de canevo, e due archibugi a ruota (doi arcobuso da rodda grandi) forse utilizzati per la caccia.
L’inventario descrive in seguito una cucina, dotata di mobili, stoviglie, pentole, utensili di diverso genere in varietà e numero tali da presupporre un loro utilizzo frequente: un armer longo con scanzie de pezzo, un armer vechio bianchiza con scanzia picolo, un bazìn de laton picolo schietto, un antian (tegame) longo de rame da rosti, una cazzetta (mestolo) picola de rame, un suro (sughero) da torte, una grattaruola, una saliera de legno, una pestaruola de legno, una cazza da frizer, et un cuerchieto picolo de ferro, una stagnada granda con coverchio, doi sechi de rame vechi, quatro candelieri de più sorte vechi, et un altro senza mazza, et piati de magioliche et de terra de più sorte pezzi n. 12 in circa,una gramola da pan, doi cestelle da donna da cuser con fondo dorato, una gradella, uno spedo da rosto, un armereto basso vechio rotto, una cadena da fuogo, un scaldaletto, una caldiera granda de cinque sechi vechia, una fersora, una burattadora vechia.
Il pianterreno della casa da statio
Successivamente l’inventario della casa da statio di Barcon prosegue con la descrizione della salla che, secondo lo schema tipico della casa veneziana, è quasi certamente posizionata centralmente al piano terra: al centro una tavola granda a teller di abete sulla quale è stesa una cuerta verde. L’inventario elenca inoltre una piccola tavola di abete per li putti, sei sedie di noce da sentar a steche, una credenza di noce con i suoi cassetti e una alabarda inastata (una lombarda hastada).
Seguono altri vani, probabilmente posti anch’essi al pianterreno.
Nel biaver sono custodite varie quantità di frumento, veccia, lenticchie, fave, piselli, ma soprattutto di segala (49 staia, pari a 42,53 ettolitri), cereale dominante tra le colture nelle terre Pola a Barcon.
Il camerin picolo da basso, sembra essere stato un deposito di mobili e arredi vari (tavoli, sedie, pagliericci) molti dei quali vechi;
Nella seconda cucina della casa, situata da basso, sono ritrovati due tavoli, doi casse vechie rote, un mestolo di rame, una rostidora da castagne e uno spedo picolo.
In caneva si custodiscono undici botti di differenti dimensioni, tre meze botte, tre tine, undici tinazzi, 150 conzi di vin negro (13 ettolitri), 13 di vino bianco e tre di aceto (asedo), oltre a 31 quintali di fieno. Altri tre tinazzi risultavano prestati a diversi, insieme a una rete per la cattura delle allodole (radde da lodole).
Per maggiori e più dettagliate informazioni:
I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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