Carlo Flantini
(1801 – 1851)
Carlo Flantini, fu Giovanni Battista, fu un industriale del vetro di Murano, socio delle Fabbriche Unite di canne di vetro e smalti che a Venezia possedeva stabili in proprietà e con concessione livellaria nei sestieri di S. Marco, Canareggio, Castello, Santa Croce e Dorsoduro.
Nel 1851 acquista da Erminio Teodoro Pola quasi tutti i beni di Barcon, inclusa la villa e la barchessa.
Lo stesso anno anche la cugina Antonietta Sofia Pola vende al Flantini le sue proprietà di Barcon: 274 ettari di terreno e numerose case rurali ma soprattutto la casa d’affitto nella piazza del mercato.
Carlo morì il 2 dicembre 1851 e l’epitaffio funebre composto nell’occasione recitava: Il giorno due dicembre, munito dei conforti della Cattolica Religione, il Sig. Carlo Flantini, mercante integerrimo, ottimo padre di famiglia, uomo di costumi esemplari, di religiosa pietà fornito, nell’età d’anni quarantanove passò a miglior vita. La moglie, i figli ed i congiunti ne danno il triste Annunzio.
Il primo luglio 1861 ha inizio la demolizione di Villa Pola come asseriva l’Azzoni Avogadro interrogando un anziano di Barcon. Giulia Becevello, su ipotesi derivata da Giacinto Cecchetto, afferma che i responsabili della distruzione sono da individuare in Maria Rubini, vedova del Flantini, e nei loro figli come risulta dalla verifica delle mappe del catasto austriaco e dai relativi sommarioni che riportano anche le successive annotazioni delle modifiche erariali.
Sul motivo per cui gli eredi Flantini decisero di demolire Villa Pola si possono fare molte ipotesi. La creazione del nuovo catasto che censiva minuziosamente proprietà e rendite e la conseguente tassazione possono aver determinato la scelta di abbattere un onere non più sostenibile, come successo tra la metà del XIX secolo e i primi del XX in tante località.
Nel caso di Villa Pola è possibile che le reali motivazioni che hanno spinto il Flantini all’acquisto fossero legate più al possesso dei terreni riconducibili alla villa che alla costruzione che vi stava sopra.
Inoltre al momento dell’acquisto la villa era da qualche tempo in stato di abbandono perché i proprietari vivevano fra Treviso e Torino. I danni che aveva subito durante la permanenza dell’ospedale militare dovevano essere importanti e la vedova Flantini sperava di ricavare denaro dalla vendita degli inerti e degli oggetti della villa.
Lapide della famiglia Flantini al Cimitero di San Michele, Venezia
Rimane il fatto che con questa scelta è andato perduto il pezzo architettonico più significativo e monumentale della storia di Barcon e già i letterati dell’epoca avevano avuto modo di lamentarne la scomparsa.
Riferimento: La vendita dell’eredità Pola
Per maggiori e più dettagliate informazioni:
Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti
di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
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I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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Il patrimonio perduto della famiglia Pola nel Trevigiano: la villa di Barcon di Vedelago
di Giulia Becevello 2021, in Fragmenta, I, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (TV)
“Menzioni onorifiche de’ defunti scritte nel nostro secolo”
ossia Raccolta cronologica-alfabetica di lapidi, necrologie, biografie, prose e poesie dei defunti nell’ anno MDCCCXLVI ; di quelli che sono veneziani, a noi noti – Parte seconda
per cura di G. B. Contarini 1846, Tipografia All’Ancora, Venezia