Generale Gaetano Giardino
Gaetano Ettore Stefano Giardino (Montemagno, 24 gennaio 1864 – Torino, 21 novembre 1935).
Gaetano Giardino è stato un generale italiano, combattente la prima guerra mondiale.
Esce dall’Accademia come sottotenente al 8° bersaglieri nel 1882. Presta servizio in vari reggimenti e viene destinato nel 1887 alle truppe d’Africa. Nel 1894, a Cassala, città del Sudan, il tenente Giardino guadagna una Medaglia d’Argento al Valor Militare coi pochi ufficiali bersaglieri che componevano il comando e lo stato maggiore delle forze coloniali. Rimpatriato con promozione presta servizio al 6° Reggimento Bersaglieri come capitano.
Frequenta la Scuola di Guerra e il Comando di Stato Maggiore classificandosi coi primi. Fra il 1904 e il 1911 è maggiore al 3° Reggimento poi Capo di Stato Maggiore alla Divisione di Livorno e poi di Napoli. Nel 1912 allo scoppio della Guerra di Libia viene nominato Sottocapo di S.M. del corpo di spedizione. Allo scoppio della Guerra svolge le funzioni di Capo di Stato Maggiore al IV° Corpo d’armata.
Passa con lo stesso incarico, e la nomina a Generale, al II° Corpo d’armata prima di essere nominato comandante della 48a Divisione. Comanda poi il I e XXV Corpo d’armata, prima di passare alle funzioni ministeriali Ministro della Guerra. Dopo Caporetto torna al Comando Supremo con Diaz con delega al “Comitato consultivo interalleato”.
A meta del 1918 viene nominato comandante della IV Armata sul Grappa. Membro del Consiglio dell’Esercito, dal 1923 al 1924 fu governatore dello Stato libero di Fiume. Nel 1926 venne nominato Maresciallo d’Italia. È decorato di Croce dell’Ordine Militare di Savoia, di Gran Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce nello stesso. È sepolto nel Sacrario del Grappa vicino ai suoi soldati.

Così scrive il tenente generale Gaetano Giardino parlando della sua armata:
Nata il 17 aprile del 1918.
Ebbe il suo comandante il 26 aprile. Il comandante le scelse il nome di “Armata del Grappa” il 29 aprile (ordine n° 6620) In sei mesi ebbe il privilegio, essa sola, di due grandi battaglie senza ombre. Il 15 giugno, la sua bella battaglia difensiva: di lunga mano preparata, breve, tenace, mordente, vittoriosa, solo con le sue forze. Dal 24 ottobre al 3 novembre, la sua dura battaglia offensiva: improvvisa, lunga, sanguinosa, il sacrificio di se, senza limiti, per la salvezza di tutti; essa sola il 70% delle perdite dell’intero esercito in quella battaglia.
Il Grappa era immortale.
L’indomani l’Arma
ta era morta. I suoi corpi d’armata diventavano disponibili; il suo comando, conservando il numero di 4ª armata, doveva andare ad assumere il comando dei corpi che fin ad allora erano stati della 8ª armata (ordine del 5 novembre). Moriva, avendo nobilmente ed interamente assolto la sua missione, nella guerra e nella storia.>>
Il suo comandante ne scriveva l’epigrafe:
“ L’Armata del Grappa non morrà, è stata un formidabile strumento di guerra, più ancora, è stato e sarà, un fascio meraviglioso di anime, la sua gloria ha le radici nel vivo cuore del popolo italiano, che del Grappa e dei suoi soldati, ha fatto il simbolo della patria fede e della patria fortuna. Non morrà!” (ordine dell’armata, 15 novembre).
Il generale Giardino non andava ad assumere il comando della nuova armata. Firmato l’armistizio nostro e quello della Germania con gli Alleati, la guerra era finita, e, per ragioni di salute, documentate, chiedeva e otteneva di lasciare il comando. Scompariva, quindi, con la sua armata.
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