Dizionario veneto-italiano
Lettera I
È impossibile rendere con i segni dell'alfabeto italiano uno dei suoni più caratteristici e frequenti del dialetto trevigiano, il suono della l intervocalica di gondola, palo, bulo e simili. È un suono affine a quello di una e chiusa e breve che indichiamo convenzionalmente, con una l con un puntino sottoscritto: ļ (góndoļa, paļo, buļo).
Se una delle due vocali che precedono o seguono la l è una e, questo suono quasi si fonde con questa e sembra sparire. Ma capèlo non è capèo e tòle non è tòe.
Abbiamo quindi preferito indicarlo - capèlo e tòle -, lasciando al lettore il compito di farlo sentire nella giusta misura.
Il segno s indica la s sorda, o aspra, di soldá; il segno ș indica invece la s sonora, o dolce, di casa. Questo stesso suono, in omaggio ad una tradizione di scrittura, è indicato pure dal segno z, come in zóvene e zenòcio. Per lo stesso motivo si è conservata la x di xe.
I due accenti - l'acuto ’ e il grave ‘ - indicano non soltanto, rispettivamente, il suono chiuso e il suono aperto della e e della o, ma anche l'accento tonico della parola, come negli esempi in questa stessa pagina. Dove questa coincidenza non era possibile, abbiamo preferito non metterli.
Tratto da: Ritratto di un dialetto, el trevisàn di Alessandro Poli, Edizioni Canova Treviso.
- imarmà = immobile, di sasso.
- imatonìo = sbalordito.
- imbastidura = imbastitura.
- imbastìr = imbastire, appuntare.
- imbevùo = imbevuto, impregnato.
- imbògno = impedimento.
- imborésso = acceso di riso.
- imbotìa = trapunta.
- imbotìo = imbottito.
- imbotonàr = abbottonare.
- imbriagàr = ubriacare; – la roba = confondere ii colori.
- imbriàgo = ubriaco.
- imbrojésso = imbroglio.
- imbrojón = imbroglione.
- imbugàrse = rimpinzarsi.
- imbușàr = ficcare, smarrire.
- inciodàr = inchiodare.
- impaja-carèghe = impagliatore di sedie.
- impastàr = impastare.
- impermalóșo = permaloso.
- impiastro = seccatura.
- impinìr = riempire.
- impìrabotóni = allacciabottoni.
- impiràr = infilare.
- impissa-ferài = lampionaio.
- impissàr = accendere.
- impiturìr = colorire.
- impotacià = sporco.
- imprestàr = prestare.
- imprimàr = mettere, usare per la prima volta.
- incandìo = secco, rinsecchito, arido.
- incartar = incartocciare.
- incassamento = infreddatura.
- inciucarse = soffocare mangiando o bevendo.
- incocaļìo = istupidito, sbalordito, di stucco.
- incoconar-se = rimpinzare, rimpinzarsi.
- incoļàr = inamidare.
- incoļarina = stiratrice.
- incordà = irrigidito (detto di corde del collo).
- incrucarse = incepparsi, intasarsi.
- incùșene = incudine.
- indormensà = addormentato.
- indòrmia = anestesia totale; anestetico.
- indrìo = indietro.
- inèsto = innesto, vaccinazione.
- infagotà = infagottato.
- informajàr = condire con il formaggio.
- informigoļà = intorpidito.
- informigoļamento = formicolio.
- infroļìrse = frollarsi, diventar frollo.
- ingatià = arruffato.
- ingolfà = rimpinzato.
- ingoșarse = riempirsi il gozzo.
- insaonàr = insaponare.
- insembròto = miscuglio, mescolanza.
- insemenìo = instupidito, rimbecillito.
- inséndar = pungere, raschiare la gola.
- insubiotà = (riferimento al vestito) stretto, attillato.
- insulso = sciocco, scimunito, insipidito.
- intajador = intagliatore.
- intento = tinto, sporco.
- inzeregarse = inciprignire, irritarsi (detto di piaghe o ferite).
- intiméļa = federa.
- intivàr = azzeccare, indovinare.
- intrighi (camara dei -) = ripostiglio.
- inumidìr = inumidire, spruzzare.
- inverigoļà = contorto.
- istadèļa (de San Martin) = estate di San Martino.
- iterissia = itterizia.