Nel cattolicissimo Veneto e soprattutto nel mondo rurale, i casi di perturbazione della religione erano rarissimi. Anche se non mancavano occasioni in cui il comportamento delle persone fosse considerato indecente e quindi fosse motivo di scandalo, anche intonare una canzone oscena.
Nel 1842 il Cardinale Patriarca si lamentò con Sua Eccellenza il Signor Conte Governatore a causa di una canzone oscena «che si canta nel popolo anche della campagna, la quale comincia fila fila molinara e fila fila ortolanella, perché contiene sotto gergo malizioso i più lubrici sensi».
Il 22 giugno il Commissario Distrettuale di Montebelluna ordinava al Segretario Comunale che bisognava «far cessare tale disordine e punire i trasgressori».
Il segretario comunale inviò al Commissario Distrettuale una dettagliata relazione con la quale riconosceva che a Montebelluna lo scandalo era effettivamente accaduto.
La canzone oscena
La moglie di Luigi Righetto, negoziante di vino di Barcon, venuta al mercato per fare acquisti si era messa a cantare, per divertimento, le due prime terzine della canzone fila fila molinara etc. Alcuni giovanotti del mercato le impararono ed in seguito le appresero anche altri giovinotti di Pieve, Guarda e quindi in tal forma si divulgarono per tutto il Comune.
In ottemperanza agli ordini dell’Imperial Regio Commissario il segretario comunale convocò i canterini che gli parevano più istruiti e li eccitò a dire anche il resto della canzone oscena, ma tutti assicurarono che conoscevano soltanto alcuni versi.
Il segretario concludeva la sua relazione sull’accaduto in questo modo: «Li misi allora in seria avvertenza di doversi astenere in progresso dal cantare quelle terzine, ed in fatto ebbi la compiacenza di vedere un buon effetto poiché, per quanto è a mia cognizione, non si è più sentito alcuno a cantarle».
Fonte: prof. Aldo Durante
aldodurante.weebly.com
Fila, fila ortolanela
Grazie ai risultati della ricerca che Mauro Trevisan ha voluto condividere con noi, possiamo ascoltare una versione della “canzone oscena”: il testo è leggermente diverso da quello cantato nel 1842 al mercato di Montebelluna ma ciò poteva accadere alle canzoni popolari, le cui parole venivano adattate al contesto territoriale in cui venivano cantate.
Si tratta della versione di un ignoto autore trentino trovato nella Val Lagarina (tra Trentino e Veneto) e ricostruito da Luigi Pigarelli (1875-1964).
Fila, fila
Vos tu venir con me su la montagna,
dove gh’è l’erba suta e no la bagna?
Fila, fila ortolanela,
fin che gira la molinela,
fila, fila ortolanela,
fin che ‘l fuso l’è terminà.
Fila ortolanela,
fin che gira la molinela,
fila, gira, gira, fila
fin che ‘l fuso l’è terminà.
Vos tu venir con me laggiù in campagna,
dove che nasse ‘l zaldo e l’erba spagna?
– Ritornello
Vos tu venir con me, bella, stanotte,
col mosto ti darò castagne cotte.
– Ritornello
Vos tu venir sul monte, o bimba bella?
Risplendere vedrem la nostra stella.
– Ritornello
Fila, fila cantata dal Coro della SAT
Il Coro della SAT è il più celebre tra i cori maschili italiani comunemente chiamati “di montagna”; esegue principalmente elaborazioni di canti popolari.
www.corosat.it
Fonte:
Mauro Trevisan
Par no dexmentegar… gramàdega de lengua vèneta
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