Il “capitel grando”

Il Santuario della Madonna del Caravaggio è collocato in parte nel territorio di Barcon ma fu voluto dalla comunità fanzolese che lo ha edificato, per lo più dentro i confini di Fanzolo, abbattendo un precedente capitello situato in territorio barconese.

Verso la fine del XIX secolo, vista l’importanza che il santuario stava assumendo dovuta alla crescente devozione ed ai pellegrinaggi, fu inserito nella disputa che gli abitanti dei due paesi stavano sostenendo sulla nascita della parrocchia di Barcon

Il capitel grando nei documenti del XVI secolo

Nei documenti del 1579 viene citata la presenza di un capitel grando qual è apresso la fossa granda: si trattava di un capitello agreste, o campestre, probabilmente dedicato al culto della Madonna o forse a qualche santo. 

Dalle informazioni sappiamo che il capitello doveva aveva dimensioni rilevanti, probabilmente aperto su tre lati protetti da recinzioni, e talvolta vi si celebravano le messe al termine delle processioni per le rogazioni o in altre ricorrenze.

L’edicola si trova presso una grande fossa, dalla quale traevano origine le seriole di S. Floriano, Fanzolo e di una terza acquistata dagli Emo; tutta l’area era adibita prevalentemente a pascolo e dovevano esservi altri specchi d’acqua artificiali utilizzati per abbeverare il bestiame.

Il cerchio blu segnala la posizione esatta dell’antico capitel grando nel 1825, pochi anni prima della sua trasformazione in santuario.

Il capitello campestre

Anche nei documenti successivi al 1579 si continua a menzionare il capitello descrivendolo come un manufatto particolarmente importante, per dimensioni ed estetica, dove c’era la consuetudine di celebrare talvolta delle messe, con approvazione vescovile.

Si trattava di un luogo di devozione posto al confine fra i distretti di Montebelluna, Castelfranco ed Asolo, e quindi delle parrocchie di Montebelluna, Fanzolo e del priorato di Barcon. Un punto sacro, ben visibile nell’aperta campagna, dove passava l’antica strada mercantile che collegava Castelfranco a Montebelluna e dove si fermava un ramo importante del canale Brentella da cui si dipartiva la rete delle seriole.

Non si conosce l’origine del capitello, alcune testimonianze successive parlano di grazie e prodigi quivi avvenute, ma né la tradizione orale della popolazione né la documentazione scritta riportano apparizioni, fatti prodigiosi o voti individuali.

Gli avversi eventi climatici del primo 800

Nei documenti successivi al XVI secolo il capitello non viene più menzionato e sembra progressivamente perdere di importanza.

Risale al 1829 la richiesta di Giacomo Agostini di Castelfranco, che a Fanzolo possedeva circa 127 campi trevigiani, di permettere d’ingrandire un suo Capitello sopra un fondo di sua proprietà, e tutto suo carico. Singolare è la motivazione: in tempi cattivi e di crescenze di acque la sua famiglia, e affittuari annessi più volte succede che restano privi di ascoltare la S. Messa festiva. Quindi il problema sembra legato a occasionali fattori climatici e alle periodiche esondazioni del Brentella che impediscono agli Agostini e ai loro coloni di recarsi nella chiesa di Fanzolo per la messa: gli atti del comune di Vedelago registrano in quegli anni grandinate eccezionali ma anche periodi di carestia.

L’Agostini si fa carico delle esigenze di un gruppo di villici, tra i quali Angelo Tonellato, massaro della famiglia Pola, rendendosi disponibile per questa iniziativa volta ad ingrandire il capitello costruito al confine tra i comuni censuari di Barcon e Fanzolo e passato nella sua disponibilità dopo la prima decade del XIX secolo, visto che nel 1809 il terreno apparteneva ancora al conte Antonio V Pola del fu Paolo III.

L’ampliamento del 1829 e l’intitolazione alla Madonna del Caravaggio

In seguito alla richiesta dell’Agostini, nel 1829 si procedette con la demolizione del capitello e al rifacimento in soli due mesi di un’edicola un po’ più grande della precedente ma ancora troppo modesta per potervi celebrare ordinariamente la messa. La costruzione non richiese alcuna preventiva autorizzazione alle autorità civili ed ecclesiastiche e nella circostanza un mediocre pittore affrescò il sacello con il tema della Madonna del Caravaggio, un titolo devozionale nuovo in zona.

La documentazione ottocentesca riporta che l’edicola fu ampliata per desiderio di Giacomo Agostini per Sua divozione alla B. V. del Caravaggio: ciò conferma che in precedenza la titolazione del primitivo capitello doveva essere diversa.
Nel maggio del 1929 ci fu l’inaugurazione del rinnovato capitello: presso la chiesa parrocchiale di Fanzolo, fu benedetta un’immagine della Madonna, portata poi in processione e riposta nell’oratorio in apposita nicchia.

Il successo devozionale del luogo fu immediato e divenne un punto di riferimento diocesano per il culto mariano sotto il titolo del Caravaggio invece dell’originale Madonna del fonte. I mercanti e i contadini che transitavano sulla strada che collegava Montebelluna a Castelfranco si fermavano per elevare una preghiera o per chiedere conforto religioso, a cui si aggiungevano i fanzolesi e gli abitanti di Barcon che sentivano “propria” quella Madonna affrescata, della quale però si è persa ogni traccia.

La conseguenza fu che nell’ottobre del 1829, appena cinque mesi dopo, nacque già l’idea di abbattere il nuovo capitello e costruirvi sopra un santuario, essendo assai ristretto alla concorrenza dei Fedeli, che là vanno porger voti nelle loro necessità.

Il Santuario della Madonna del Caravaggio

Il santuario raffigurato in un inedito disegno del 1850.

Il santuario raffigurato in un inedito disegno del 1850.
Fonte: Il Santuario della Madonna del Caravaggio in Fanzolo, Storia e devozione mariana di Paolo Miotto 2021, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)

Il nuovo santuario fu progettato dall’ingegnere castellano Michele Fapanni e, per la sua costruzione, Giacomo Agostini cedette un altro suo terreno alla parrocchia a puro titolo gratuito ma, assieme a quello dove già esisteva il capitello, rimarrà comunque di sua proprietà.

Il santuario sarà pubblico, a disposizione dei fedeli, e nel 1830 la famiglia Agostini s’impegna a fare costruire il nuovo edificio mariano attraverso l’utilizzo di denaro proprio e delle offerte raccolte tra i fedeli: la documentazione ufficiale riporta che la maggior parte della spesa, presente e futura, fu a carico dell’Agostini. La famiglia Agostini gestirà l’amministrazione del santuario fino al 1864, così da rientrare dei costi di fabbricazione ed esercizio, per poi lasciarlo alla gestione della parrocchia di Fanzolo.

Come per l’ampliamento del precedente capitello, il massaro della famiglia Pola, Angelo Tonellato, fu tra i più attivi anche durante l’edificazione del santuario. Anche il patrizio veneziano Carlo Albrizzi, marito di Antonietta Sofia Pola, parteciperà alla nuova impresa donando il terreno per fabbricare la sacrestia dell’oratorio.

I lavori per realizzare l’edificio durarono sei anni esatti, come si può dedurre dall’atto di benedizione del nuovo santuario che fu impartita probabilmente il 26 maggio 1836 con grande concorso di popolo, rimanevano però da effettuare altri lavori che si trascinarono per anni confidando nelle offerte dei pellegrini.

L’enorme afflusso di devoti che durante tutto l’anno ma soprattutto in occasione della festività del 26 maggio affollano il santuario, trasformerà l’occasione in una vera e propria sagra che attirerà pellegrini da tutto il Veneto e non solo. Oltre ai fedeli giungevano puntuali anche semplici curiosi, malati fisici e mentali, persone devote, sacerdoti e religiosi e qualche fantomatico santone.

La tassa comunale

Gli immancabili venditori ambulanti, già presenti durante il periodo della dominazione austriaca, nell’annuale ricorrenza dell’apparizione del Caravaggio piazzavano i loro carretti e le tende con le mercanzie nel piazzale del santuario ed in prossimità della strada senza l’obbligo di pagare dazio per l’uso pubblico del terreno. Il 26 maggio 1880 l’amministrazione comunale di Vedelago decise di imporre a tutti gli esercenti presenti la tassa dello stallo, sollevando proteste e rimostranze da parte della fabbriceria di Fanzolo che, preoccupata di poter perdere o peggio dover risarcire gli ambulanti, apre un contenzioso con il comune perché cotesto Comune non abbia alcun diritto da applicare una tassa di stazio in quanto quello spazio su cui esiste l’Oratorio così detto del Caravaggio circondato da fosso, non è altrimenti Comunale, […] anzi è censito a favore di terza persona, e non mai a Ditta di cotesto Comune.

Dopo un anno di studio di tutte le carte, anche l’avvocato a cui ricorre il sindaco da parere favorevole alla fabbriceria, negando le pretese del Comune di Vedelago e chiudendo di fatto la faccenda.

La contesa tra Fanzolo e Barcon

Negli anni in cui fu edificato il santuario e consolidato il culto alla Beata Vergine di Caravaggio, si stava consumando una feroce contesa tra il priorato di Barcon e la parrocchia di Fanzolo. Nel corso del tempo furono frequenti le frizioni fra le chiese e i due villaggi confinanti, che si inasprirono nel corso del XIX secolo per il cresciuto numero degli abitanti di Barcon e i sempre più difficili rapporti fra il clero locale. Gli attriti richiesero più volte l’intervento della curia di Treviso, che concesse alla fine agli abitanti di Barcon la curazia nel 1904 e la parrocchia nel 1923.
Nella decennale contesa fu inserito anche il santuario del Caravaggio perché il primordiale capitello si trovava in territorio di Barcon, al confine con Fanzolo.

Se fino al 1891 non vi furono particolari interessi su quell’area, con l’aumentare dell’importanza anche economica del luogo di culto gli abitanti di Barcon ne reclamarono il possesso perché edificato sopra la precedente edicola barconese.

L’analisi tecnica successiva stabilirà che l’edificio fu costruito per lo più in territorio fanzolese e solo in piccola parte in quello di Barcon ma con la creazione dei nuovi tracciati stradali, un’ulteriore porzione del territorio di Barcon fu assoggettata a Fanzolo.
Perciò vista la posizione giuridicamente dominante in quanto parrocchia, verranno assegnate integralmente a Fanzolo la proprietà e l’amministrazione del santuario e l’amministrazione della casetta del custode che però era in territorio di Barcon.

La curia di Treviso prese atto della relazione dei tecnici e riconobbe a Fanzolo la proprietà e l’amministrazione del santuario ma si preoccupò soprattutto di evitare nuovi scontri così stabilì che le tradizionali processioni delle rogazioni fino al Caravaggio dovessero essere effettuate in giorni diversi: per Fanzolo il Lunedì, e per Barcon il Martedì.

La disfida delle rogazioni

Ciò non placò gli animi e la contesa tra i due paesi si spostò sulle tradizionali processioni delle rogazioni di maggio che prevedeva la partenza dei fanzolesi dalla loro chiesa fino al Caravaggio, e di lì lo spostamento fino alla chiesa di Barcon dove il parroco di Fanzolo celebrava la messa ma tale pratica fu sospesa in seguito alle questioni personali tra i due prelati.
Con il cambio di parroco, il nuovo priore di Barcon era possibilista sul ripristino della tradizione fanzolese a patto che non s’opponga quando il Curato Priore (di Barcon) dovrà celebrare la Messa di Rogazioni al Caravaggio onde non si rinnovi lo scandalo di 8 anni fa in cui il Municipio tutelante Barcon mandò i carabinieri contro quelli di Fanzolo che ingiustamente volevano impedire la Messa in una Chiesa che in parte è nel numero censuario di Barcon e la casetta del custode fabbricata tutta in Barcon; che i Barconesi buoni lasciano per l’affitto alla Fabbriceria di Fanzolo e così pro bono pacis continueranno se non sieno fatte ingiustizie e violenze.

Quando però il nuovo parroco di Fanzolo provò a ripristinare la tradizione, giunto davanti l’oratorio di Barcon, vi uscivano i barconesi che offesi dalla deposizione di una terza croce vedo alcuni tenersi in testa il cappello, odo altri brontolare e taluno bestemmiare come protesta di questo atto, che per loro aveva il carattere di una usurpazione, mentre per me aveva tutto il carattere di una azione santissima [ … ] peggio ancora si volle continuare la protesta, e si compì un atto insano e incivile nel medesimo tempo, togliendo e spezzando due croci deposte nelle due ultime stazioni, e tale sarebbe stata la sorte della prima, se un buon uomo (certo Pontello) non l’avesse sottratta a tale disprezzo portandola a tempo in casa sua.

Sono gli anni in cui si sta giocando la partita dell’elevazione a curazia del priorato di Barcon ed il santuario si trova al centro della contesa in cui le forze in campo misurano le mosse degli avversari. I fanzolesi ribadiscono il loro diritto alle processioni verso il santuario e l’oratorio di Barcon in quanto luoghi di culto della parrocchia di Fanzolo, i barconesi non accettano il ruolo di semplici pellegrini forestieri del santuario dove invece vogliono poter celebrare la messa conclusiva delle rogazioni.

D’altro canto anche la curia ha le sue responsabilità nella prolungata vertenza, in quanto non sembra fornire risposte inequivocabili alle dichiarazioni delle due fazioni, contribuendo così ad infervorare gli animi dei protagonisti per diversi anni.

Solo nel 1923, con l’elevazione della curazia di Barcon al rango di parrocchiale, la lite tra le due chiese potrà considerarsi conclusa ed anche la battaglia sul Santuario della Madonna del Caravaggio avrà termine.

Per maggiori e più dettagliate informazioni:

Il Santuario della Madonna del Caravaggio in Fanzolo, Storia e devozione mariana
di Paolo Miotto 2021, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)

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