Un cippo commemorativo posto lungo la tratta ferroviaria Castelfranco-Montebelluna ci ricorda una delle tante tragedie che hanno vissuto le genti del nostro territorio dopo l’8 settembre 1943, quando la Resistenza Italiana combatteva contro l’occupazione nazifascista e le rappresaglie delle truppe tedesche colpirono con ferocia la popolazione.
Il cippo commemorativo si trova lungo la tratta ferroviaria Castelfranco Veneto – Montebelluna, in un luogo denominato “I Tre Ponti”.
Il treno bloccato
Diverse furono le incursioni aeree alleate che interessarono il territorio di Barcon nel 1945.
Questa vicenda inizia però nell’aprile del 1944 quando un bombardamento sulla stazione di Fanzolo danneggiò la ferrovia e ne impedì in parte il suo utilizzo.
Delle due bombe sganciate dagli alleati una sola esplose, creando un vasto cratere che distrusse le rotaie, mentre l’altra rimase inesplosa nel punto in cui cadde, suscitando la curiosità della popolazione: i bambini andavano a toccare questo strano barilotto caduto dal cielo. Recenti lavori di adeguamento della linea ferroviaria riportarono alla luce l’ordigno inesploso che all’epoca venne sepolto nel cratere creato dalla bomba esplosa.
In seguito alla distruzione dei binari, un convoglio carico di generi di prima necessità (tabacco, zucchero, ecc.) rimase bloccato nella stazione di Fanzolo e le truppe tedesche organizzarono un presidio per sorvegliare la preziosa merce ed evitare fosse depredata.
Il tentato furto
Esattamente un anno dopo, il 30 aprile 1945, alcune persone pensarono di approfittare del treno fermo e decisero di passare all’opera. Arrivarono sui binari di buon mattino ma prima vollero passarono per la stazione, forse per avvertire della loro presenza il giovane fanzolese Adolfo De Liberali, dipendente delle ferrovie italiane, che quella mattina era impegnato nel suo servizio di chiusura dei passaggi a livello.
Tutti insieme uscirono per avvicinarsi al treno ma la loro presenza fu notata dalla pattuglia tedesca stanziata nel vicino casello: i soldati tedeschi esplosero una raffica di mitra che centrò De Liberali, allora appena ventenne, lasciandolo agonizzante sulla massicciata.
I soldati tedeschi, vedendo la divisa del giovane morente, ordinarono alle donne presenti di prestare soccorso al ragazzo e di andare a chiamare i suoi famigliari cosicché potessero riportarlo a casa ed assisterlo nella sua agonia: erano le 8 del mattino e Adolfo De Liberali morì due ore dopo per le gravissime ferite riportate.
La storia del giovane ferroviere fanzolese, dei suoi famigliari e della sua fidanzata ci è stata raccontata dalla nostra compaesana Emma, sorella di Adolfo, ed è una storia intrisa di forti sentimenti e di alti valori che varrebbe la pena essere raccontata in maniera più approfondita.
La rappresaglia
Quel giorno si consumò un’altra drammatica vicenda.
Alcuni dei partecipanti al tentato furto riuscirono a scappare, le donne furono lasciate con il giovane ferroviere ferito e gli uomini furono tutti trattenuti finché la pattuglia tedesca decise di incamminarsi lungo la ferrovia per raggiungere il comando militare che si trovava a Montebelluna.
Forse per proteggersi e scongiurare eventuali azioni partigiane, decisero di portare con loro un prigioniero: il partigiano fanzolese Eugenio Ceron.
Dovettero essere molte le vessazioni che il partigiano subì durante la marcia e, a detta di qualche testimone di allora, durante il tragitto continuava a supplicare i soldati tedeschi ma, arrivati a Barcon nella zona denominata “I Tre Ponti”, dove il tracciato della ferrovia incrocia la seriola del canale Brentella, Ceron venne ucciso a lato dei binari.
La tragedia dei due giovani fanzolesi si consumò nei giorni dell’azione del Battaglione “Sandro Pomini” nel nostro territorio e dell’arrivo delle truppe alleate.
Il cippo commemorativo
Negli ultimi anni di guerra le truppe naziste operarono molte uccisioni di partigiani, presunti tali e di semplici contadini colpevoli solamente di essersi trovati nel posto sbagliato durante i rastrellamenti tedeschi.
I nostri territori portano ancora oggi le testimonianze di tanta barbarie, e non di rado anche in aperta campagna ci si imbatte in qualche piccolo monumento, in una lapide o in un cippo commemorativo.
Anche per il ricordo dell’uccisione di Eugenio Ceron fu installato un cippo commemorativo ma, proprio perché posto tra i campi lungo la ferrovia, negli anni se ne era persa la memoria.
Durante le ricerche per il suo libro “Noi non siamo tornati”, Anacleto Tommasini raccolse le testimonianze degli anziani di Fanzolo che fecero affiorare il ricordo della tragica vicenda.
Perlustrata l’area e grazie alle indicazioni dei proprietari dei terreni, Tommasini riuscì a ritrovare il vecchio cippo abbandonato da decenni, ne curò personalmente il restauro e ne scrisse nel suo libro, richiamano alla memoria questo episodio quasi dimenticato.
L’incisione nel cippo commemorativo
Qui per mano
di orde germaniche
gloriosamente cadeva
il patriota
Ceron Eugenio
all’alba del 30-4-1945
Il cippo commemorativo.
Fonti:
Noi non siamo tornati. Una raccolta storica dei Monumenti ai Caduti del Comune di Vedelago
di Anacleto Tommasini, 2023
La nostra compaesana Emma De Liberali