Conti Pola (Castropola)

Fonte: internet

Fonte: La lacrimevole istoria del conte Titta Pola, Luigi Urettini, 2007
Quaderni del risorgimento, volume 5, Istituto per la storia del risorgimento italiano: leggi ›

L’origine della famiglia

Nella città di Pola, nella penisola d’Istria, nel corso del secondo Duecento si osserva l’ascesa politica della famiglia Sergi, che a capo di una fidata fazione teneva saldo il potere sulla città, formalmente sotto il controllo del patriarca di Aquileia.
Sergi erano i discendenti della gens Sergia romana, famiglia patrizia presente in Istria fin dal primo secolo avanti Cristo.
Ne è testimonianza l’arco dei Sergi ancora visibile a Pola e costruito tra il 25 e il 10 a.C. da Salvia Postuma per commemorare il marito Lucio Sergio Lepido, tribuno della legione XXIX, che aveva partecipato alla battaglia di Azio.
Un ramo della famiglia nel XIII secolo si stabilì a Treviso.

L’ascesa politica in Istria

Già nel 1232 Nascinguerra I dei Sergi fu primo gastaldione (o podestà) dei possedimenti dei patriarchi d’Aquileia nella Polesana. Nel 1265 il feudo di S. Apollinare venne acquistato da Monfiorito dei Sergi di Pola, nello stesso anno investito formalmente dal conte Alberto II di Gorizia come vicario del marchesato d’Istria. Nel 1285 alla morte di Monfiorito, il cavaliere Nascinguerra II, suo fratello, a nome della famiglia chiese ed ottenne il feudo dal conte Alberto II.

Nel 1294 il patriarca di Aquileia confermò alla famiglia Sergi la carica di Capitanato del popolo, oltre che di Podestà, ponendoli a sicurezza della città di Pola rispetto ad eventuali pretese veneziane e consegnando loro il castello. I Sergi divennero così, più che una famiglia leader in città, i signori del castello cittadino e in quell’occasione si attribuirono il patronimico de Castro Polae, poi corretto in Castropola.

Pietro de Castropola, figlio di Nascinguerra, ereditò il feudo e ne venne investito assieme ai suoi cugini nel 1305 e sotto la Signoria feudale dei Castropola l’unificazione politica della Polesana verso il 1310 divenne un fatto compiuto.

Certo è che nel tempo i Sergi di Pola ricevettero feudi dal patriarca Volchero, dai vescovi di Parenzo, dai vescovi di Pola ed i conti di Gorizia concessero loro il castello di Sanvincenti ed altre terre, oltre a parte delle decime di Rovigno, che in quel tempo erano loro appannaggio.
L’autorità derivata dalla ricchezza e dalle cariche feudali fece di questa famiglia una delle più potenti dell’Istria.

Il culmine dell’ascesa dei Sergi-Castropola giunse nel 1310, quando Pietro si fece eleggere dall’assemblea podestà di Pola, prese il titolo di capitano generale e riassunse nella stessa persona il potere signorile (del castello, di certi distretti del contado, delle investiture patriarcali) ed il potere attribuitogli dal comune (amministrazione della città e del contado).
In nessun contesto istriano, un laico era arrivato ad avere una tale ingerenza su una città e su un territorio, tanto che si può parlare di un modello di potere che si avvicinava molto alla signoria di una città (anche se non lo era formalmente, i Sergi infatti non erano signori di Pola), in linea con i processi di concentrazione del potere che avvenivano nei grandi centri comunali dell’Italia centro-settentrionale nello stesso periodo. Nel 1311 morivano sia Pietro sia Nassinguerra, i quali furono sostituiti dai figli, rispettivamente Nassinguerra IV e Sergio II.

L'arco dei Sergi a Pola
Lo stemma dei Castropola

La cacciata da Pola

I due cugini non furono accorti come i loro padri e si dimostrarono forse troppo ambiziosi, sbagliarono nel non rispettare le prerogative veneziane. Il risultato fu che i Castropola dovettero accettare le norme di Venezia. Inoltre furono abbattute nuovamente le mura a difesa di Pola e venne nominato un podestà veneto a capo della città.
Ciò avvenne nel 1319, a soddisfazione del partito popolare contrario all’eccessivo potere dei feudatari-cittadini.
Ci fu ancora un decennio di coabitazione tra i Castropola, che sognavano una signoria autonoma, e la fazione popolare supportata da Venezia.

Ma durante i conflitti del 1330-31 tra il patriarca e i Goriziani, in cui vennero coinvolti pure i polesi, la situazione si incrinò. La fazione cittadina avversaria diede colpa ai Castropola di alcune scorrerie subite e la mancate conquiste belliche, decretando la cacciata della famiglia dalla città. Venezia dal canto suo attese pazientemente l’evolversi dei fatti e nel 1331 prese possesso di Pola e del vasto contado, anche per placare le tensioni interne alla città.

Nel 1335, i polesi, temendo un ritorno dei Castropola, demolirono i simboli del loro potere: il castello e la torre che sovrastavano la città. L’esperimento della quasi signoria dei Sergi-Castropola durò in sostanza neanche un decennio, tra il 1310 e il 1319; tuttavia molti storici convengono che si trattò di un episodio tra i più importanti nella storia medievale istriana.

Il titolo nobiliare e la nuova vita a Treviso

Come dicevamo, il ramo della famiglia che più ci interessa si trasferì (o venne esiliato) a Treviso nella seconda metà del Trecento. Qui, a dispetto delle vicissitudini dei parenti istriani, la famiglia Pola appartenne al partito favorevole a Venezia, acquistando dalla Serenissima prestigio e beneficio. Le venne infatti riconosciuto il titolo di conte e i suoi discendenti furono magistrati e capitani della repubblica.

A dimostrare il prestigio acquisito, il conte Bernardino di Castro Pola, fece costruire nel 1492, su disegno di Pietro Lombardo, un grandioso palazzo rinascimentale in quella che per alcuni secoli fu chiamata piazza dei Sergi, e poi per corruzione (da Serchi, o Serci) dei Cerchi, ora piazza Pola.

Il ramo boemo

All’inizio del 1600 Filippo Cristoforo si trasferisce in Boemia e da inizio al ramo boemo della famiglia Pola i cui discendenti vivono tutt’oggi tra Praga ed il castello di Bukovec di cui sono proprietari. All’inizio la famiglia vive per lo più nel nord del paese nell’area influenzata dai Colloredo-Mansfeld e opera nell’industria del vetro. I discendenti di Filippo Cristoforo Pola in Boemia sono stati principalmente politici minori, impiegati e soldati, ma solo a carattere locale.

Il 1 agosto 1819 l’imperatore Francesco I d’Austria, conferisce ai Pola di Boemia il titolo di “conte”.

Lo stemma dei Pola di Boemia

I francesi e gli austriaci

Dopo il declino della Serenissima e i decenni di dominazione austriaca che vedono un lenta decadenza della nobiltà trevigiana, la famiglia Pola al contrario conosce un altro momento di grande splendore alla fine del settecento, con la venuta di Napoleone in Italia.

Nel 1797, quando i francesi al comando di Napoleone invadono i domini della ormai decrepita repubblica di Venezia, a capo della casata dei Pola vi è il conte Paolo, di 24 anni. Egli è schierato apertamente dalla parte dei Francesi; ospita nel suo palazzo il generale Victor dal 18 al 23 aprile, e il generale Baraguay d’Hillers che nominò il 25 Fiorile (14 maggio) la nuova Municipalità di Treviso. Ne da testimonianza un piccolo quadro a tempera del pittore Bison, ora nel museo comunale, che riprende il ricevimento dei Municipalisti a palazzo Pola.

Durante la breve dominazione austriaca sancita dal trattato di Campoformio, palazzo Pola si apre allora, volente o dolente, ai nuovi padroni e il 15 ottobre 1801 vi dimorerà il generale austriaco Bellegarde.

Ma è con il ritorno dei francesi nel 1805 che il conte Paolo Pola vive il periodo di maggior fulgore e fonda nel 1806, assieme ad altri maggiorenti trevigiani, la prima Loggia Massonica cittadina, di rito scozzese. Il 23 dicembre, sempre del 1806, accolto da grandi festeggiamenti in città, il principe Eugenio Beauharnais, Viceré d’Italia, alloggia in palazzo Pola, che viene riservato, con apposito decreto, «al servizio di S.A.R. il principe Eugenio, coll’ordine di essere tenuto esente da alloggi militari». Nel 1807 il conte Paolo Pola viene nominato Cavaliere della Corona di Ferro e Ciambellano della corte del viceré.

L’8 dicembre 1807, assieme alla moglie, contessa Marina di Porcia, riceve nel suo palazzo lo stesso imperatore Napoleone in visita a Treviso, proveniente dalla villa di Stra dove soggiornava. Ma i francesi rimangono poco.

Il declino e l’estinzione

Nel 1814 ritornano gli austriaci. Il conte Paolo Pola e il fratello Giovanni Battista si affrettano a giurare fedeltà a sua maestà Francesco I, imperatore d’Austria. La famiglia Pola è ormai in fase discendente; alla perdita di prestigio politico si aggiungono le difficoltà economiche, causate dalle spese eccessive che la vita sfarzosa condotta nel periodo napoleonico aveva comportato. Le rendite delle vastissime proprietà terriere cominciano a non bastare più.

Già gravata da enormi difficoltà economiche e segnata da vicende penali, nel 1853, l’antica famiglia Pola si estingue definitivamente. Morti gli eredi, la vedova del conte Paolo vende le proprietà immobiliari presumibilmente per fra fronte ai debiti e per liberarsi dai costi di manutenzione.

Il destino delle proprietà a Barcon

Anche alla loro villa di Barcon non è riservata una sorte diversa. La maestosa dimora di campagna edificata nel 1720 su disegno dell’architetto veneziano Giorgio Massari ed elogiata dal canonico Lorenzo Crico nelle sue “Lettere sulle belle arti trevigiane” verrà demolita tra il 1858 e il 1861; sarà risparmiata dalla demolizione la sola barchessa di ponente ed il muro di cinta, visibili ancora oggi. Alcune teorie sostengono che la demolizione fosse stata stabilita proprio dai Pola per sgravarsi dagli alti costi di manutenzione della villa; un’altra versione sostiene che i Pola avessero già venduto la villa e che, lasciata deperire dal nuovo proprietario, venne successivamente smantellata.

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