Fabbricati e costruzioni storiche

Barcon fino al XX secolo e sempre stato un piccolo villaggio e le abitazioni, se togliamo le costruzioni storiche erette dai nobili Pola, erano poche e modeste ma qualcuna è sopravissuta fino ad oggi. Facciamo un breve resoconto su quali erano le strutture edificate nel nostro territorio cercando di trovare corrispondenza tra quanto riportato nelle mappe antiche e quanto ancora presente nel tessuto urbano.

Le costruzioni storiche giunte fino ad oggi le trattiamo in maniera approfondita nell’area Edifici storici.

Gli edifici in epoca romana

Il territorio paesano si trova all’interno dell’antico Agro Centuriato di Asolo, la suddivisione che gli agrimensori romani crearono a partire dalla metà del II secolo A.C., e ciò presuppone la presenza di insediamenti ma non abbiamo documentazione che ne certifichi la reale presenza. 

Certo è che nella campagna di Barcon è stata rinvenuta una notevole quantità di frammenti di materiale laterizio romano e questo conferma la presenza di strutture in muratura.

I barchi

Anche nel lessico dialettale moderno con il termine barco viene indicata una costruzione semplice da destinare al ricovero di attrezzi rurali, legnami e foraggi. Per estensione con barco viene anche identificato un parco o un luogo recintato, come il Barco della Regina Cornaro ad Altivole.

Nel territorio medievale non dovevano esserci molte abitazioni e possiamo ipotizzare la presenza dei barchi edificati per agevolare le attività dei contadini fornendo loro un luogo dove trovare riparo e riporre i propri attrezzi di lavoro.

È probabile la presenza di un barco dalle dimensioni non comuni, tanto da risultare un punto di riferimento della zona e col tempo determinare il toponimo Barcon (grande barco) con cui veniva chiamato il territorio.

Barcon Capo d’Aqua: mappa dell’abitato e dei canali presenti per l’irrigazione agricola, particolare. Angelo Prati, 1763

Barcon Capo d’Aqua: mappa dell’abitato e dei canali presenti per l’irrigazione agricola, particolare. Angelo Prati, 1763

I casoni

Un evoluzione del barco dovevano essere i casoni, costruzioni un po’ più complesse che si sono diffuse nella terraferma veneziana del XV secolo.
I casoni erano le povere abitazioni che i contadini edificavano utilizzando le risorse che trovavano nel territorio: argilla per i mattoni, erbe palustri e paglia per il tetto, legname per i serramenti.

Nella mappa disegnata da Giovanni Basso nel 1637 un casone possiamo notarlo sulla destra della strada per Montebelluna, mentre addossato all’abitazione sulla strada per Vedelago ne è rappresentato uno a struttura aperta, senza muri perimetrali e sostenuto da colonne.

Anche nella mappa di Angelo Prati del 1763 tra le abitazioni col tetto di coppo se ne possono scorgere due dal tetto di paglia: particolare è il casone che nella mappa è disegnato vicino alla barchessa rappresentato con il tetto ricoperto parte in coppi e parte in paglia: la struttura ricorda la struttura della cascina Martini, tutt’oggi presente in loco.

La chiesa

Il più antico edificio di cui abbiamo notizie è certamente la chiesa anche se la struttura che vediamo oggi è frutto di ripetuti restauri ed ampliamenti.

Nel testamento che Gerardo da Camposampiero ha redatto tra il 1179 ed il 1183 viene citata la capella S. Michaelis de Barcono: si trattava probabilmente di una piccola chiesa campestre, luogo di culto per contadini e viandanti.

Nei secoli fu ricostruita varie volte perché lasciata in uno stato di abbandono o perché distrutta da un incendio, evento non così improbabile vista l’abitudine documentata di utilizzarla come magazzino dal priore di turno che in canonica non aveva posto e quindi utilizzava l’edificio sacro per tenervi biade, botti, tini ed altri generi in natura.

La spinta separatista da Fanzolo determinò nei fedeli di Barcon una maggiore attenzione alla loro chiesa e venne più volte restaurata nel corso del XIX secolo, fino a raddoppiarla in ampiezza ad inizio del XX secolo.

La chiesa di Barcon ed il suo campanile in un disegno del 1637. Archivio privato.

La chiesa di Barcon ed il suo campanile in un disegno del 1637. Archivio privato.

Nel 1950 venne costruita l’attuale torre campanaria ed abbattuto il vecchio campanile che, inglobato nella sagrestia est della chiesa, presentava pericolo di crollo.

L’attuale aspetto della chiesa risale al profondo restauro del 1992 quando furono rifatti pavimentazione e serramenti, ricollocati l’altare maggiore e l’organo e ridisegnati i locali della sacrestia ovest. In quell’occasione fu anche rifatto il sagrato esterno.

L’ultimo intervento del 2013 ha interessato le finiture esterne ed interne, restaurati gli altari e l’affresco dell’abside.

La barchessa

La barchessa è stata progettata da Giorgio Massari, l’architetto veneziano che ad inizio del XVIII secolo ridisegnò tutto il complesso della famiglia Pola.

I Pola avevano possedimenti ed edifici a Barcon fin dal XV secolo e nella mappa del 1591 è disegnato schematicamente il complesso delle strutture che la nobile famiglia di origine istriana deteneva in paese: è già presente una grande barchessa che sarà abbattuta per edificare quella massariana.

Fin dalla sua costruzione, il maestoso edificio fu destinato a supporto delle attività legate alla lavorazione delle campagne e per brevi periodi requisito per scopi militari.

Restaurata ad inizio del XXI secolo, la barchessa attualmente ospita un birrificio ed i suoi locali sono destinati alla ristorazione.

La casa da statio

Quando soggiornavano a Barcon per controllare il lavoro nei loro terreni, a metà del 1400 i Pola utilizzavano una prima caxa con 1 teza de muro coverta de copi.

Successivamente fecero costruire una casa da statio e, come possiamo vedere nelle mappe datate 1591 e 1637, doveva essere più importante rispetto alla prima dimora: l’inventario del 1598 ci fornisce un elenco di ciò che conteneva.

All’inizio del XVIII secolo fu deciso l’abbattimento della casa da statio e di tutte le strutture del brolo dei Pola per poter erigere il progetto ideato da Giorgio Massari che prevedeva la costruzione di una maestosa villa.

Villa Pola fu ritenuta il capolavoro dell’architetto veneziano ma non ci restano raffigurazioni dettagliate se non un disegno del 1712 ad opera del perito Giovanni Rizzi e la mappa del 1763 di Angelo Prati. Più dettagliate sono le descrizioni che Lorenzo Crico ne fornisce attraverso i suoi scritti.

Ormai in rovina, nel 1861 Villa Pola verrà demolita.

Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco, disegno del 1591, particolare

Disegno del 1591, particolare.
Archivio della Biblioteca Comunale di Castelfranco

Gli edifici della piazza del mercato

A metà del XX secolo si riteneva che l’attuale piazza Cavour e Villa Pola-Cappelletto-Quaggiotto fossero l’antica dimora dei Pola e le sue barchesse. Recenti studi hanno appurato che nelle mappe antecedenti il 1809 non vi fosse traccia degli edifici e tutte le strutture possiamo collegarle al mercato che il conte Antonio V Pola istituì nel 1788.

L’edificio principale fu edificato non prima di fine ‘700 come semplice Casa d’affitto ad uso di Osteria e probabilmente fu destinata ad abitazione del fattore dei Pola.

I due edifici prospicienti verso sud erano stati edificati qualche anno prima rispetto alla villa ed erano concepiti in funzione della piazza del mercato e dopo il 1789 ospitavano 24 botteghe dei Pola; nel XX secolo l’edificio occidentale era destinato ad uso esclusivamente abitativo mentre in quello orientale c’era il negozio di alimentari Occhial e l’Osteria Caffè al Belvedere, poi Pizzeria Occhial.

Attualmente Villa Pola-Cappelletto-Quaggiotto è in fase di restauro.

La piazza del vecchio mercato

La piazza del vecchio mercato

Costruzioni storiche: le case rurali

Confrontando le varie mappe storiche in nostro possesso, possiamo notare la presenza di diversi edifici sparsi nel territorio di Barcon, probabilmente destinati come dimora dei lavoratori delle proprietà dei nobili Pola servivano anche per il ricovero delle attrezzature utilizzate nelle attività agricole.

Fin dalla mappa di Giovanni Basso del 1637 è rappresentata una grande struttura che nel rilievo asburgico di inizio 1800 è chiamata Cna di Barcone (Cascina di Barcon): situata all’estremità meridionale di via Batt.ne S. Pomini, attualmente ospita le famiglie Perin e Meneghetti. La famiglia Perin è presente a Barcon fin dal 1500 e vari esponenti furono alle dipendenze dei Pola: non è escluso che già allora abitassero in questo edificio.

Un altro edificio è raffigurato nel 1637 con un grande casone annesso ma non presente nella mappa di Angelo Prati del 1763: si tratta della vecchia dimora della famiglia Cavarzan (Caverzan nel rilievo asburgico) che, dopo essere stata ristrutturata, attualmente ospita diverse unità abitative. 

La vecchia cascina Martini è rappresentata dal Prati, con casone annesso, ma non è chiaro se è raffigurata anche da Giovanni Basso. Situata vicino alla barchessa, sembra aver mantenuto una struttura simile al passato, salvo per il tetto con la copertura in paglia.

Mappa raffigurante la casa da statio dei Pola nel 1637 a Barcon, particolare case rurali. Archivio privato

Mappa raffigurante i possedimenti dei Pola nel 1637 a Barcon, particolare delle case rurali (Cavarzan e Perin). Archivio privato

Lombardia, Venezia, Parma, Modena (1818-1829) Secondo rilievo militare dell’Impero Asburgico

Lombardia, Venezia, Parma, Modena (1818-1829)
Secondo rilievo militare dell’Impero Asburgico, particolare del territorio di Barcon

Sempre nella mappa di Angelo Prati possiamo vedere un paio di edifici tra la chiesa ed il brolo dei Pola: si tratta probabilmente delle case Quaggiotto e Trinca.

Nel 1763 il Prati disegna un piccolo borgo di abitazioni con casone sulla strada per Montebelluna presente anche nel rilievo militare asburgico. Le case attualmente sono abitate dalle famiglie Somavilla, Pozzobon e Piva.

L’ultima abitazione presente nella mappa del Prati si trova al Confin di Barcon ed è quella che nel rilievo asburgico è contrassegnata come Tonelato: all’inizio del XIX secolo era la casa da massaro di proprietà del conte Carlo Albrizzi, marito di Antonietta Sofia Pola, ed abitata dal fattore Angelo Tonellato. Il Tonellato fu tra gli artefici del primo ampliamento del capitel grando nella vicina località fossa granda e della successiva costruzione del Santuario della Madonna del Caravaggio e dalla famiglia Tonellato proveniva il primo custode del santuario.

Altre abitazioni presenti nel rilievo militare asburgico sono casa Matocchi, oggi Parisotto, il borgo di case in via Mercato Vecchio, oggi abitate dalle famiglie Mazzoccato ed Andreazza, e casa Pizzigato, oggi Soligo.

Fonti:

Barcon di Vedelago. La storia che non ti aspetti
di Paolo Miotto 2023, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
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I Sergi-Castropola-Pola (secoli XII-XXI)
di Giacinto Cecchetto 2023, ZeL Edizioni, Treviso
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Il Santuario della Madonna del Caravaggio in Fanzolo, Storia e devozione mariana
di Paolo Miotto 2021, GoPrint, Camisano Vicentino (VI)
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Stare a Vedelago, una storia per sette paesi
di G. Cecchetto, G. Lanaro, B. Mazzocato, L. Vanzetto 1981, a cura della Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago, Vedelago (TV)

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