Ottobre 1884: ritrovamento reperti romani lungo la via Postumia

I reperti romani rinvenuti

Il vaso o balsamario di bronzo fu trovato in un’urna funeraria assieme ad altri oggetti fittili (terracotta), ad una «specie di calamaio di bronzo» e ad un frammento di kyathiscoméle (sonda a cucchiaio) in un’urna funeraria romana trovata in località al Gallo presso la via Postumia, tra Albaredo e Barcon, nell’ottobre 1884 ed acquistato dal cav. Guido Gritti.

Nel novembre del 1884 il nobile cav. Guido Gritti donava al Museo Civico di Treviso un vaso o balsamario di bronzo e un frammento di kyathiscoméle (sonda a cucchiaio) rinvenuti tempo prima.1“Bronzi romani del Museo civico di Treviso” di Vittorio Galliazzo e Museo Civico di Treviso 1979, Giorgio Bretschneider Editore, Roma (pag. 15).
Nella medesima località al Gallo si trovò pure un tesoretto di 27 monete romane di età augustea.2“Bronzi romani del Museo civico di Treviso” di Vittorio Galliazzo e Museo Civico di Treviso 1979, Giorgio Bretschneider Editore, Roma (pag. 21).

Reperti romani: il vaso

Il vaso è di piccole proporzioni e di squisita fattura, presenta un bassissimo piede tenuto orizzontale da un complesso gioco di anelli concentrici lavorati al tornio, mentre il ventre discoide appare largo e schiacciato: il passaggio da questo al collo frammentario, stretto e cilindrico, è sottolineato da progressivi cerchi concentrici ottenuti sempre con il tornio. 

Si tratta forse di un balsamario o di una boccetta per profumi, ovvero di un’ampulla per unguenti, di fattura elegante e delicata con spessore di quasi mezzo millimetro, uscita da un centro di produzione di grande esperienza tecnologica (Aquileia?) e databile intorno alla fine del I secolo a.C. o, piuttosto, alla prima metà del successivo, come suggerirebbero gli altri manufatti rinvenuti nell’urna funeraria in cui stava. Una tale ipotesi sarebbe avvalorata non solo dalla presenza di tracce di un balsamo rossastro che si scorgono all’interno del vasetto, ma soprattutto da puntuali confronti con analoghi balsamari di vetro di produzione aquileiese del tipo «a ventre discoide», datati intorno alla prima metà del I secolo d.C. 

Ad ogni modo riesce difficile stabilire una precedenza degli esemplari di bronzo su quelli di vetro, perché l’informazione tipologica potrebbe essere stata reciproca (su un analogo vasetto con ventre sferico e collo strozzato, rinvenuto ad Este e forse coevo; su simili ampullae per olio o sostanze liquide).

Reperti romani: vaso o balsamario di bronzo

Vaso o balsamario di bronzo
Altezza massima: cm. 6,2; diametro massimo: cm. 6,8.
Patina verde con molte incrostazioni terrose.
Fusione a cera perduta con lamina di quasi mezzo millimetro; manca di buona parte del collo, mentre il ventre presenta un grande squarcio.

Reperti romani: kyathiscoméle o sonda a cucchiaio

Terminazione a cucchiaino di una kyathiscoméle.
Buona conservazione.
Lunghezza: cm. 4. Patina verde.

 

Reperti romani: kyathiscoméle

La kyathiscoméle è una sonda a cucchiaio con stelo cilindrico: quella ritrovata lungo la postumia è la parte terminale a cucchiaino. L’altra estremità terminava con un bulbo rotondeggiante ma non fa parte del materiale ritrovato.

Lo strumento trovava ampio uso sia in campo chirurgico, che in quello farmaceutico e cosmetico.

Altri reperti romani rinvenuti nel territorio

La Carta Archeologica del Veneto riporta di alcuni ritrovamenti effettuati nelle nostre campagne ma certamente altri reperti attendono di essere riportati alla luce: la fertilità di queste terre trova conferma nei frequenti rinvenimenti di embici (coppi) e di altro materiale laterizio romano, nel corso dei lavori d’aratura.

Purtroppo, gran parte di queste antiche memorie vanno disperse e distrutte nella fase immediatamente successiva alla loro involontaria scoperta.

Fonti:

Bronzi romani del Museo civico di Treviso
di Vittorio Galliazzo e Museo Civico di Treviso 1979, Giorgio Bretschneider Editore, Roma

Wikipedia

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